Vodafone nasce nel dicembre 1982 come divisione di Racal Electronics PLC, la quale lancia il primo gennaio 1985 la seconda società di telefonia mobile britannica, sotto il nome “Vodafone”. Fin dal suo lancio Vodafone cresce fino a diventare il primo operatore mobile britannico, e si rende indipendente dalla casa madre nel 1991. Nel ’99 Vodafone è protagonista di una grande fusione con la AirTouch, la più grande compagnia nordamericana di telefonia mobile. La AirTouch, come si ricorderà, ha anche quote di partecipazione nell’azionariato di Omnitel Pronto Italia, ed è così che Vodafone entra in contatto con l’operatore italiano di cui poi avrebbe acquisito il controllo tramite Mannesmann. Dal ’99, quando acquisisce la statunitense AirTouch Communications Inc., Vodafone diventa il più grande operatore mobile del mondo. Tramite questa fusione infatti diventa presente in 23 paesi e con 28 milioni di clienti. Il settore di Vodafone è prevalentemente quello della fornitura di servizi di telefonia mobile in standard GSM.
Mannesmann AG viene creata dai fratelli Reinhardt e Max Mannesmann nel 1885, come compagnia di produzione di tubi in acciaio senza saldatura (noti come “tubi mannesmann”). Nel corso del ventesimo secolo l’azienda si sviluppa considerevolmente, e il gruppo arriva a collocarsi tra i principali fornitori mondiali di impianti di costruzione e di tecnologia industriale. A fine anni ’80 del ’900 la società Mannesmann AG decide di diversificarsi aprendo una divisione per le telecomunicazioni, finalizzata ad ottenere una licenza di telefonia mobile in Germania, e diviene così anche leader incontrastato nel campo delle telecomunicazioni con la creazione del primo network tedesco privato. Nel corso degli anni ’90 la divisione di telecomunicazioni della holding aumenta le proprie attività spingendosi oltre il GSM e includendo servizi di telefonia fissa e trasmissione dati. Nel 1997 entra a far parte della joint venture italiana OliMan, la holding creata dall'accordo con Olivetti, la quale, nel 1999, cede a Mannesmann il controllo di Infostrada e Omnitel.
Nel 1999 il gruppo Mannesmann decide di ampliarsi, oltre che verso l’Italia (in cui appunto acquisisce la maggioranza di Omnitel e il 100% di Infostrada), soprattutto verso il Regno Unito. Nel novembre ’99 infatti fa un’offerta d’acquisto di circa 28 miliardi di euro a Orange, compagnia mobile britannica, e l’offerta viene accettata. L’acquisizone di Orange costituisce un ottimo affare per Mannesmann, che insidia così Vodafone da molto vicino, sul suo stesso territorio nazionale. Orange infatti è il terzo fornitore di telefonia mobile in Gran Bretagna per numero di clienti. Nata nel ’94 come quarto operatore mobile britannico, e specializzata esclusivamente sulla fornitura di telefonia cellulare, dispone nel ’99 di cinque milioni di clienti in Gran Bretagna e di altri milioni in Austria, Belgio e Svizzera, Honk Hong, Australia, Israele e India (cfr allegato 18). Con l’acquisto di Orange quindi Mannesmann viene ad acquisire partecipazioni anche in altri paesi europei ed extra-europei, ma soprattutto acquisisce quella che era la maggiore minaccia per Vodafone all’epoca, visto che non solo a fine ’99 Orange guadagnava clienti più di Vodafone stessa, ma soprattutto in alcuni segmenti l’aveva letteralmente scavalcata, divenendo leader (come nel segmento delle carte ricaricabili).
Al momento del lancio dell’OPA di Vodafone verso Mannesmann, il gruppo tedesco ha tre principali divisioni: quello delle telecomunicazioni (39% del totale), quello meccanico (53% del totale) e quello dei tubi in acciaio (8%). Se quindi a fine anni ’80 le telecomunicazioni non comparivano ancora tra le divisioni del gruppo, dieci anni dopo ne costituivano addirittura il 39%. Con 36 milioni di clienti in Europa, Mannesmann può tranquillamente dirsi uno dei principali protagonisti delle telecomunicazioni europee. La divisione telecomunicazioni, però, comprende tre business principali al suo interno (ulteriore diversificazione interna al gruppo):
- telefonia mobile (in diversi paesi, tra cui l’Italia tramite la maggioranza di Omnitel);
- telefonia fissa (tra cui anche il 100% di Infostrada, cedutogli da Olivetti con la cessione totale delle propria quota di OPI);
- internet service provider.
Con una tale composizione di business, gli obiettivi strategici di Mannesmann sono chiari: diventare il leader europeo nelle telecomunicazioni integrate, offrendo una vasta gamma di servizi (è la stessa strategia che in Italia sta perseguendo oggi Wind). Con tali presupposti, e una presenza diretta di Mannesmann in Gran Bretagna, Vodafone vede minacciati i suoi progetti di diventare leader mondiale della telefonia mobile, e lancia così un’OPA contro Mannesmann, le cui fasi sono riassunte qui di
seguito. Il primo contatto tra i due giganti delle telecomunicazioni è amichevole, e avviene nell’ottobre 1999, quando i manager Vodafone si incontrano con il gruppo tedesco per esplorare la possibilità che Mannesmann accetti un’offerta d’acquisto amichevole da parte della compagnia britannica. Vodafone mostra tutto il suo interesse affinché l’accordo vada in porto. La proposta è di scambiare azioni, senza pagamenti in denaro.
Il 19 ottobre la stampa inizia a riportare la notizia dell’interesse dei tedeschi nell’acquisire Orange PLC, il concorrente di Vodafone, come spiegato in precedenza. L’interesse di Mannesmann per questo operatore mobile è dettato, oltre che dalla sua presenza internazionale, anche dal fatto che è il maggiore fornitore di mobilità britannico che non fa parte di nessun gruppo internazionale di telecomunicazioni.
Gent, amministratore delegato di Vodafone, venuto a conoscenza della notizia, contatta Esser, AD16 Mannesmann, per discutere una migliore soluzione di acquisizione rispetto all’offerta fatta poco prima. Ma Esser blocca le negoziazioni con Vodafone e acquisisce Orange.
La risposta di Vodafone AirTouch all’“affronto” tedesco è il lancio di un’OPA ostile il 19 novembre ’99, con l’annuncio di una consistente aggiunta all’offerta iniziale: offre 258 mila miliardi di lire dell’epoca. La Repubblica la definisce “la più grande operazione finanziaria internazionale della storia”17. L'offerta fatta da Vodafone prevede uno scambio azionario: ogni azionista Mannesmann avrebbe ricevuto in cambio di ciascun titolo 53,7 azioni del gruppo inglese. Agli azionisti Mannesmann - se l'operazione fosse andata a buon fine – sarebbe rimasto il 47,2 per cento del nuovo gruppo. L’offerta inoltre valuta 266,4 Euro ogni azione Mannesmann, quando in realtà prima dell’OPA le azioni Mannesmann valevano 193,1 Euro. Il guadagno per gli azionisti sarebbe stato nettamente vantaggioso. In risposta il consiglio di amministrazione di Mannesmann rifiuta dicendo che un puro e semplice scambio di azioni è poco interessante per gli azionisti, e inoltre la strategia del gruppo di Dusseldorf, basata sull'integrazione rete fissa-mobile-internet, è diversa, superiore e poco compatibile con quella della Vodafone, concentrata esclusivamente sulla telefonia mobile. In altre parole Mannesmann vale di più di quanto Vodafone offre, e inoltre la concentrazione di Vodafone sul mercato esclusivamente delle telecomunicazioni mobili non è adatta alla fusione con un gruppo diversificato e che punta alla convergenza tecnologica come Mannesmann. È interessante notare che quando la dirigenza Mannesmann rifiuta indignata l’offerta iniziale di Vodafone, nel novembre 1999, essa è approvata e supportata non solo dagli azionisti del gruppo, ma anche dalla società tedesca nel complesso: persino il cancelliere Schroeder si pronuncia sulla questione, dichiarando di essere contrario alle OPA ostili. Dopotutto si tratta del primo tentativo di OPA ostile proveniente da un gruppo straniero e rivolto contro una società tedesca.
Dopo soli quattro giorni, il 23 novembre, il gruppo tedesco annuncia di procedere allo scorporo della società come strategia difensiva.