Grameen non è stata fatta in un giorno: la strada è stata lunga e tortuosa, ma oggi la banca dei poveri è presente fin nei villaggi più sperduti del Bangladesh, tra le capanne di argilla della Tanzania e nei ghetti di Chicago, nelle isole povere delle Filippine e nelle Lofoten al circolo polare artico, tra le remote comunità montane dell’Ecuador e del Nepal, ed in molte altre parti del mondo.
Agli inizi, nel gennaio del 1977, Yunus non aveva una formazione specifica di come gestire una banca dei poveri; tuttavia, era convinto del fatto che le analisi allora esistenti sulle cause della povertà mirassero prevalentemente a capire il motivo per il quale certi Paesi fossero poveri, e non perché determinati segmenti della popolazione vivessero sotto la soglia d’indigenza. Gli economisti più attenti alla giustizia sociale, infatti, sottolineavano l’assenza di “diritti” dei poveri: in tempo di carestia, malgrado le abbondanti riserve di cereali, i poveri non avevano accesso al nutrimento. E proprio la tremenda carestia del 1974 fu l’esperienza decisiva della vita dell’economista.
«Si può morire in tanti modi ma la morte per fame è la più inaccettabile. E’ un modo lento, terribile: ad ogni minuto si accorcia la distanza tra la vita e la morte. Ad un certo punto la vita e la morte sono così vicine che è difficile capire la differenza. La morte, inesorabile, viene senza rumore, non ci si accorge neppure del suo arrivo. E tutto questo accade perché una persona non ha neanche un pugno di cibo con il quale nutrirsi. In questo mondo di abbondanza c’è chi non ha diritto a quel prezioso pugno di cibo. Intorno tutti mangiano, ma quell’uomo, quella donna ne sono privi. Quel neonato, che ancora nulla sa dei misteri del mondo, si sfinisce di pianto e si addormenta, senza il latte di cui ha un bisogno disperato e, forse, domani non avrà la forza di piangere».
Dapprima l’economista cercò di convincere gli istituti di credito tradizionali ad aprire i loro sportelli ai poveri, ma si trovò di fronte a un muro di rifiuti: le banche ritenevano che i poveri non avrebbero mai restituito i soldi. Dopo mesi di trattative ottenne un affidamento di 300 dollari, con i quali provvedette ad effettuare i primi prestiti: con sua grande sorpresa non vi fu alcun problema al rientro dei crediti. Dopo due anni di trattative, il governo diede l’autorizzazione ad aprire una banca per i poveri ma come filiale sperimentale della Banca agricola del Bangladesh. Solo nel 1983 la Grameen Bank divenne una realtà indipendente con lo scopo di prestare denaro unicamente ai poveri.
La banca pratica istituzionalmente il microcredito, ossia presta piccole somme di denaro (anche di soli 25 euro) per sostenere i progetti di sviluppo e la sussistenza di migliaia di famiglie, puntando sempre alla massima semplicità di funzionamento. Il suo meccanismo di rimborso, infatti, può essere compreso immediatamente dalla stragrande maggioranza degli utenti:
- prestito con scadenza a un anno;
- tratte settimanali di identico importo;
- inizio dei pagamenti dopo una settimana dalla concessione del prestito;
- tasso d’interesse del 20 per cento;
- quota di rimborso: 2 per cento a settimana per 50 settimane;
- quota d’interesse: 2 taka a settimana per un prestito di 1000 taka.
Il concetto fondamentale su cui si fonda la banca è la fiducia, per cui il successo o il fallimento della banca stessa dipendono dalla forza del rapporto personale con l’utente. La parola “credito” significa propriamente fiducia. Nel sistema bancario tradizionale, tuttavia, vige soltanto la diffidenza reciproca. Al giorno d’oggi le banche tendono a sospettare ogni debitore di voler scappare con il denaro; lo tengono quindi legato con clausole di ogni genere, studiate attentamente dagli avvocati. Per Grameen, al contrario, il presupposto di partenza è che i debitori siano onesti e in effetti, nel 99 per cento dei casi la fiducia è ricompensata. Gli insolventi rappresentano appena l’1% dei clienti. E anche in quei casi Grameen non ritiene che il debitore insolvente sia automaticamente una persona disonesta, quanto piuttosto che la sua situazione personale sia così difficile da impedirgli di rimborsare il suo minuscolo prestito. In fondo lo 0,5% di mancato rimborso rientra tranquillamente nei rischi d’impresa.
Il meccanismo di rimborso di Grameen dunque funziona perfettamente in quanto è stato concepito non soltanto per aiutare i clienti a rafforzare la loro determinazione, ma anche per aumentare le probabilità di recuperare i fondi della banca. A tale scopo, nel 1978 Yunus ed i suoi collaboratori hanno redatto un bidhimala o regolamento, che nel corso degli anni è stato più volte modificato e migliorato ma in sostanza è lo stesso che vige ancora oggi. La stesura definitiva ed ampliata del detto regolamento è uscita solo nel 1982 con il nome di “Sedici risoluzioni”.
Ecco l’elenco delle Sedici risoluzioni con cui Grameen si integra attivamente nelle realtà d’intervento, proponendo ai suoi membri uno scopo e uno stile di vita:
1. Rispetteremo e applicheremo i quattro principi della Banca Grameen: disciplina, unità, coraggio e impegno costante in tutti gli ambiti della nostra esistenza.
2. Porteremo la prosperità nelle nostre famiglie.
3. Non vivremo in case diroccate. Ripareremo le nostre case e cercheremo quanto prima di costruirne di nuove.
4. Coltiveremo ortaggi tutto l’anno. Molti ne mangeremo, e venderemo quello che ci resta.
5. Durante il periodo del trapianto, metteremo a dimora quanti più germogli possibile.
6. Faremo in modo di non avere troppi figli. Limiteremo le nostre spese. Ci cureremo della nostra salute.
7. Educheremo i nostri figli, e lavoreremo per aver modo di provvedere alla loro istruzione.
8. Sorveglieremo la pulizia dei nostri figli e dell’ambiente in cui viviamo.
9. Costruiremo e useremo le fosse biologiche.
10. Berremo l’acqua dei pozzi profondi. Se non ne avremo, la bolliremo o la disinfetteremo con l’allume.
11. Non chiederemo una dote per il matrimonio di nostro figlio, né pagheremo una dote per il matrimonio di nostra figlia. Faremo sì che i nostri centri non siano afflitti da questa calamità. Rifiuteremo la pratica del matrimonio tra bambini.
12. Non commetteremo ingiustizie e ci opporremo a che altri le commettano.
13. Investiremo collettivamente al fine di aumentare i nostri redditi.
14. Saremo sempre pronti ad aiutarci reciprocamente. Se qualcuno è in difficoltà ci mobiliteremo in suo aiuto.
15. Se apprendiamo che in un centro si contravviene alla disciplina, interverremo personalmente per ristabilirla.
16. Introdurremo l’esercizio fisico in tutti i nostri centri. Parteciperemo collettivamente agli incontri organizzati.
Inoltre, ogni agenzia di Grameen emette le proprie disposizioni in base alle situazioni locali.
La necessità estrema ha spinto Grameen a mettere in discussione un altro caposaldo del sistema bancario: la garanzia. Il sistema delle garanzie è molto particolare in quanto, per ottenere un prestito, non si richiedono garanzie patrimoniali ma personali.
Il credito viene erogato soltanto a gruppi, costituiti da un numero di circa cinque persone, le quali devono obbligatoriamente risiedere nello stesso villaggio. I gruppi si auto-selezionano in base a criteri stabiliti dalla banca stessa: i membri devono avere lo stesso background culturale, le stesse condizioni economiche, devono appartenere allo stesso villaggio, ma non alla stessa famiglia e devono avere più o meno lo stesso livello di educazione. Tutti i potenziali clienti devono poi sottoporsi a un’istruzione approfondita e sostenere, alla fine, separatamente un esame; poiché molti non sanno né leggere né scrivere, la prova è solo orale: un colloquio durante il quale gli aspiranti devono dimostrare di conoscere a fondo l’argomento. Se qualcuno non risponde in maniera soddisfacente, l’impiegato di banca chiede al gruppo di rimettersi al lavoro. In questo modo soltanto le persone più determinate e tenaci hanno la forza e la convenienza di seguire il cammino fino in fondo.
Una volta ottenuto il prestito, il denaro viene distribuito a rotazione, iniziando dal componente del gruppo più bisognoso; appena questo ha restituito il prestito si può passare al secondo, e così via. La responsabilità del gruppo è solidale, e questo ha finora garantito un tasso di sofferenze inferiore all’1% molto più basso di quello registrato dagli altri istituti di credito del Bangladesh.