Nel 1935 la crescita esponenziale della produzione richiese un ampliamento strutturale della azienda, si decise così di costruire un nuovo stabilimento. La zona scelta fu Borgo Panigale alle porte di Bologna. Venne acquistato dalla Società un terreno di 120.000 mq, giusto di fianco l’antica Via Emilia, crocevia fra Milano e la Romagna e vicinissima alla strada che attraverso gli Appenini porta a Firenze e Genova. Fu progettato da Bruno, che tenne conto di ogni evenienza, considerando anche il pericolo di un bombardamento aereo, localizzando i capannoni in modo tale che i danni sarebbero stati ridotti al minimo.
Oltre le aree produttive, le menti dei progettisti pensarono ad inserirvi una scuola intitolata in onore del padre dei fratelli Ducati, Antonio Cavalieri Ducati, nonché mensa, cucina, servizi sociali, ambulatoriali ed anche un servizio dentistico. Ricordando che si era in piena epoca fascista, anche le aziende dovevano uniformarsi a tale spirito, infatti, sul piano umano, la vita dei dipendenti doveva essere guidata dai principi del regime sia nell’aspetto pubblico che privato ma anche lavorativo. Il dopolavoro divenne uno strumento fondamentale della dittatura per far emergere i dipendenti in molteplici attività soprattutto a sfondo competitivo. Sempre in sintonia con tale regime, nella produzione, ogni utensile ed ogni componente doveva essere costruito ed assemblato all’interno dell’azienda e se da un lato davano il beneficio di essere perfettamente rispondenti alle esigenze per cui erano stati creati, dall’altro richiedevano un grande consumo di tempo ed energie per la realizzazione finale di un progetto.
I fratelli Ducati cercarono di inculcare fin dal primo momento, a tutti coloro che facevano parte dell’azienda, un fortissimo senso di appartenenza generatore, appunto, di ciò che viene definito come “Stile Ducati” e di sicuro tale tendenza fu fomentata dai dettami del fascismo.
La Ducati arrivò alle soglie della seconda guerra mondiale ad essere una delle realtà aziendali più grandi del paese , era infatti la seconda azienda d’Italia solo dopo la Fiat di Torino.
Fu creata una rete di filiali in tutto il mondo:
● Ducati England, con sede a Londra in Regent Street
● Ducati France, con sede a Parigi in Rue Scribe
● Ducati Nord Europa, con sede a Bruxelles in Rue Belliard
● Ducati Nord America, con sede a New York in Fifth Avenue
● Ducati Venezuela, con sede a Caracas nell'Edificio Mendoza
● Ducati Do Brasil, con sede a Sao Paulo in Dom Josè de Barros
● Ducati Argentina, con sede a Buenos Aires in Via Lavalle (Per riconoscenza il titolare era Mario Argento, lo stesso che fece il primo ordine all’azienda).
● Ducati Australia, con sede a Sidney in George Street
● Ducati Suisse, con sede a Zurigo in Bahnhofstrasse.
Il ’47 fu un anno funesto per la Ducati. Nonostante le buone vendite, trainate dal Cucciolo, la situazione tendeva ad aggravarsi causa la mancanza di mezzi finanziari. Era il periodo in cui Alcide De Gasperi, dopo negoziazioni con gli Stati Uniti, lasciò intravedere un appoggio economico per l’Italia, eventualità vista di buon occhio da tutti gli imprenditori italiani che si concretizzò nel Giugno del ’47. Tale aiuto dagli U.S.A. era l’European Recovery Program (E.R.M.) o più comunemente conosciuto come piano Marshall.