Unigrana, fondata nel 1991 quale società di commercializzazione del Consorzio Granterre, è al centro di un sistema produttivo e commerciale integrato da monte a valle, che controlla al suo interno tutte le attività agricole, d’allevamento di produzione, di commercializzazione e di marketing.
La fine degli anni Ottanta è stata contrassegnata da un programma di integrazione consortile, di alleanze strategiche tra imprese cooperative e tra queste ultime e aziende private, dalla ristrutturazione degli impianti caseari. All'insegna della concentrazione il mondo cooperativo si stava fortificando e riorganizzando per far fronte alla concorrenza dei grandi gruppi agroalimentari e salvaguardare quei caratteri distintivi che avrebbero qualificato nel tempo la cooperazione modenese. In questo clima generale anche il Consorzio Caseifici Sociali è stato influenzato dal nuovo spirito, destinato a dar vita, negli anni ’90, a quello che può essere considerato il suo frutto migliore.
Nel 1991, infatti, viene gettato il seme di un'identità che si rivelerà strategica per il settore lattiero-caseario della provincia: in quell’anno il Consorzio Caseifici Sociali, il Consorzio Bolognese Produttori Latte di Granarolo e il CERPL partecipano alla costituzione di Unigrana; ad essa, in forma di società per azioni, viene affidato il compito di commercializzare all'ingrosso, direttamente alle aziende alimentari, formaggio grana e burro in panoni. Con l’avvento dell'ultimo decennio del '900 cambiano, infatti, gli stili di consumo, comincia ad affermarsi una crescente attenzione nei confronti di prodotti sani e naturali, lo stesso Consorzio del Parmigiano Reggiano ripensa il suo approccio al consumatore dando vita al ''Progetto Qualità". Di pari passo cresce la competizione nel mercato: avanzano i grandi gruppi agroalimentari per accaparrarsi quote da leader, facendo leva su consolidati rapporti con la distribuzione. Unigrana rappresenta la tempestiva risposta della triade, Consorzio Caseifici Sociali, CERPL e CPBL (oggi Granarolo Spa) a segnali di svolta così evidenti. Agendo in funzione della genuinità, della salubrità, della qualità e dell'ambiente Unigrana comincia a costruire con sapienza il suo ruolo di trait-d'union tra produzione e mercato.
Si trova accanto, in questa opera fondamentale, soprattutto il Consorzio Caseifici Sociali, che, forte delle sinergie strette, ha finalmente avviato la gestione in proprio della stagionatura del formaggio: una decisione non di poco conto, sia perché avviene in anni in cui il mercato del Parmigiano Reggiano registra segni distasi, sia perché nasce da un nuovo modo di vedere e di sentire l’attività casearia. Si è, infatti, maturata la certezza fondata su un esperienza ormai ventennale – che solo la collaborazione dall’inizio alla fine del processo, solo la capacità di seguire tutto il percorso che dal produttore conduce al consumatore possono assicurare qualità, competitività e innovazione: si abbozza, insomma, il concetto di filiera, che doveva portare, nel giro di poco tempo, al ripensamento, in una nuova ottica, del servizio verso i soci e ad una moderna configurazione del Consorzio Caseifici Sociali, attraverso una prima riorganizzazione effettuata nel 1993. Anticipatrice della forma che di li a poco lo avrebbe tramutato in Consorzio Granterre, questa prima, originale ristrutturazione rappresenta l’esito di discussioni e valutazioni che coinvolgono, in realtà, 1'intera cooperazione: sono in gioco il tema della centralità del socio, il suo ruolo predominante in tutte le discussioni, la questione della proprietà, e, in particolare - per quanto riguarda il Consorzio Caseifici Sociali - la politica dei conferimenti di burro e formaggio. Politica, evidentemente, corretta e remunerativa, se viene premiata dalla crescita continua del numero degli associati, giunti ormai a contare 119 cooperative e 168 produttori singoli, con un fatturato che nel 1993 raggiunge i 72 miliardi di lire. Ai successi del Consorzio Caseifici Sociali si uniscono quelli di Unigrana: anche la s.p.a., infatti, vede una forte crescita sia nei volumi venduti che nei ricavi derivanti dagli stessi. Dopo due anni di vita, il destino di Unigrana appare, dunque, sempre più legato a quello del Consorzio Caseifici Sociali, che ne era stato uno dei maggiori fautori. Con la stessa lungimiranza degli inizi, prevedendo l’ulteriore sviluppo e la forza che la società può garantire sul mercato, il Consorzio Caseifici Sociali ne acquista la maggioranza, arrivando a detenere il 50,53% del capitate. In quello stesso periodo, sottoscrive anche una quota di partecipazione in Fertilcoop e incorpora la stalla sociale "La Prospera". Ci si avvicina sempre più al modello di impresa-rete, mentre cresce, all'interno del Consorzio, la rilevanza delle attività legate al Parmigiano Reggiano: tant'e che, proprio in funzione della sfida sulla qualità intrapresa fin dal '59, il Consorzio Caseifici Sociali si dota di un macchinario all’avanguardia in grado di determinare i parametri delle forme, di riscontrarne i difetti per curarli anticipatamente, di identificare il prodotto da inviare all'estero.
Nel corso del 1994 gli uomini del Consorzio Caseifici Sociali passano da 23 a 114, di cui 20 impiegati e 90 operai: una crescita notevole che, oltre ad esprimere la volontà di ampliare la struttura, testimonia anche il consolidamento di un buon clima interno, capace di attirare professionalità e dare ulteriore spinta alla produzione. L'esercizio di quell’anno vanta, infatti, il confezionamento di ben 100 mila forme e la lavorazione di circa 50 mila quintali di burro. Parallelamente Unigrana chiude il fatturato con la vendita sul mercato di 370 mila forme: gia da diversi mesi era avvenuto lo scorporo definitivo della società dal CERPL, avvenimento che aveva permesso ad Unigrana di concentrarsi sulla produzione casearia del comprensorio e di lasciare così a Granarolo Felsinea, in unione con il CERPL, la gestione della vendita del latte. Le strade delle due società non si dividono, però, del tutto; Unigrana e Granarolo Felsinea dovevano continuare a operare in un forte rapporto di integrazione e collaborazione per consolidare la rete distributiva e le relazioni con i diversi canali, a favore di una presenza via via più incisiva sul mercato. Nell’estate del 1994, cooperative, organizzazioni professionali agricole, associazioni di produttori e il Consorzio del Parmigiano Reggiano ribadiscono la centralità dell’impresa casearia cooperativa, radicata nel territorio per salvaguardare la tipicità del prodotto e in grado di garantire una produzione di fascia qualitativa alta.