Il termine Coop consumatori fa riferimento ad una rete di cooperative di consumo che nel corso del secondo dopoguerra hanno adottato un marchio comune, un’unica centrale acquisti ed una simile strategia di adeguamento e di ampliamento della rete di vendita.
Tanto è avvenuto con la costruzione, a partire dagli anni ’60, di superettes e di supermercati, per poi proseguire nel decennio successivo con gli ipermercati e, negli anni ’90, con i discount.
Oggi la Coop consumatori dispone di un disegno strategico che, partendo da centinaia di piccole cooperative, ha portato alla creazione di un sistema incentrato su nove grandi cooperative di consumo:

a) Coop Adriatica
b) Coop Estense
c) Coop Liguria
d) Coop Lombardia
e) Coop Nordest
f) Coop Tirreno
g) Coop Centro Italia
h) Novacoop
i) Unicoop Firenze

Ad esse si aggiungono alcune cooperative di dimensione minore e una di acquisti, Coop Italia, che elabora le politiche di qualità e di approvvigionamento.
L'Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori Coop (ANCC-COOP), è stata costituita nel 1955.
All’interno dei suoi organi dirigenti vengono determinati i grandi indirizzi comuni di politica economica, sociale, di solidarietà; viene inoltre coordinata la realizzazione delle stesse sul territorio.
L'Associazione ha dunque la rappresentanza nazionale del Movimento delle cooperative. In essa si esprime l'identità cooperativa e sono in particolare decise:
a) le scelte strategiche e programmatiche;
b) le politiche di tutela dei consumatori e dell'ambiente;
c) i programmi di solidarietà verso chi più ha bisogno.

Coop Italia nasce nel 1967 come consorzio nazionale di acquisto per le cooperative di consumo italiane. Grazie al consorzio, le cooperative ebbero la possibilità di incrementare la loro capacità contrattuale nei confronti dei fornitori, oltre a vedere garantita la gestione dei magazzini, la gestione del marchio Coop, la formazione del personale.
Nel 1975 fu avviato un processo di decentramento delle cooperative per incrementare l’efficienza delle strutture logistiche. Nel 1980, per centralizzare anche gli acquisti di prodotti non alimentari e per apportare vantaggi logistici, fu costituito un nuovo consorzio, Coop Italia no food.
Alla fine del 1999 viene approvato nel consiglio di amministrazione il cambiamento di Coop Italia da centrale di acquisto a centrale di marketing.
Furono unificate due centrali commerciali Coop Italia alimentari e non alimentari, nacquero le due Direzioni di canale e fu reintrodotta la Direzione comunicazione.
Coop Italia oggi è il consorzio nazionale che svolge la funzione di centrale di marketing per l’intero sistema Coop.
Coop Italia è articolata in una struttura dedicata agli acquisti e una dedicata al prodotto a marchio Coop, che operano attraverso i due canali, Iper e Super, in coerenza con la missione del sistema Coop con l’obiettivo di:
a) migliorare costantemente il servizio ai soci e ai clienti Coop;
b) garantire convenienza (politiche di acquisto);
c) garantire qualità, controlli e il rispetto dell’ambiente.

La divisione nei due canali, Super e Iper è principalmente dovuta alle differenti tipologie di consumo.
I Super sono una struttura "di vicinato", capace di offrire prodotti freschi per una spesa frequente.
Gli Iper sono una struttura per la spesa "di rifornimento" che puntano alla convenienza e ad una maggiore gamma nell’assortimento.
Questi due canali complementari si integrano tra loro per dare risposte diverse ad esigenze diverse.
Il sistema Coop ha chiuso il 2005 con una base strutturale di 140 cooperative di consumatori (di cui 9 di grandi dimensioni), 1.302 punti vendita, per un'area complessiva pari a 1.434.000 mq (mediamente 1.100 mq a punto vendita) e circa 53.000 addetti.
L’articolazione per canale delle vendite di tale aggregato maggiore ha visto ancora la prevalenza dei 599 supermercati Coop di varia dimensione in esercizio al 31-12-2005, con 5.524 milioni di euro, pari al 54% del totale vendite Iper, Super e discount.
Con 4.708 milioni di euro, i 76 Ipercoop in esercizio a fine anno sono stati in grado comunque di aumentare la loro incidenza al 46% (nel ’98 era ancora del 39,7%).