La Cassa rurale di Tolmezzo viene costituita il 14 giugno 1906. Il relativo atto costitutivo è registrato il 22 giugno, mentre la trascrizione e l’affissione sono autorizzate dal Tribunale di Tolmezzo con decreto 12 luglio 1906. Superata la trafila burocratica, la cassa diventa operativa. Il consiglio d’amministrazione si riunisce per la prima volta il 31 ottobre dello stesso anno, procedendo alla predisposizione del regolamento interno e alla fissazione dei limiti relativi ai prestiti (15.000 lire l’ammontare complessivo dei prestiti ai soci, 300 lire il fido individuale), nonché dei tassi d’interesse (6 per cento sui prestiti, 4 per cento sui depositi vincolati e 3,5 per cento su quelli liberi).
Nell’organigramma della cassa rurale, il consiglio, che si convoca almeno una volta il mese, è composto da sette membri con un presidente che dura in carica due anni, un vicepresidente e cinque consiglieri rinnovati per metà ogni anno (art. 15). A esso compete deliberare sulle domande di ammissione a socio (art. 5), su quelle di prestito (art. 28) e su quanto concerne il funzionamento della società.
I soci fondatori, tutti membri del locale circolo cattolico, entrano a comporre gli organi del sodalizio, tranne l’agricoltore Florio Copetti. Nell’ambito del collegio sindacale, del quale possono far parte anche non soci, è preponderante la presenza clericale, come testimoniano la nomina a caposindaco dell’arcidiacono di Tolmezzo mons. Giovanni Canciani e a sindaco supplente di don Giuseppe Dorigo. Del resto la presenza del sacerdote, quale sindaco, quindi organo di controllo, discreto manovratore, selettore di interventi, suggeritore di quadri dirigenti, è una costante della rurale tolmezzina per quasi tutto il periodo considerato. Questa posizione è poi rafforzata dalla nomina a segretario-cassiere del sacerdote Francesco Roiatti, che conserva l’incarico fino al 1909, quando è sostituito dal presidente uscente Lorenzo Sabadelli. Sotto quest’aspetto, quindi, il clero locale ha rischiato, almeno nei primi anni, un’eccessiva identificazione tra cura d’anime e responsabilità economico-finanziarie. Tuttavia, questa presenza non si è mai tradotta in una sudditanza degli amministratori. È vero, infatti, che la cassa “Mater Boni Consilii” nasce e rimane sempre agganciata alle organizzazioni cattoliche, però allo stesso tempo affiorano modi diversi di intendere e vivere l’appartenenza. In particolare, come si avrà modo di appurare, quanto maggiori sono le difficoltà, tanto più intensa è la spinta a stringersi attorno alle motivazioni religiose, alla parrocchia e alle sue organizzazioni; viceversa, quanto maggiori sono le affermazioni politiche dei cattolici, tanto più accentuata diventa la linea laica253. D’altra parte, non si deve dimenticare che il parroco rappresenta un importante punto di riferimento per la comunità locale, fungendo da mediatore con il mondo esterno, da pianificatore e coordinatore di molte attività. La sua conoscenza dell’ambiente in cui opera, sotto il profilo economico, sociale e morale, e la sua estrazione rurale, fanno di lui il catalizzatore della fiducia dei parrocchiani, mettendolo in grado di esercitare un’azione di aggregazione attorno alla sua presenza, testimonianza di onestà e saggezza, e ai valori religiosi comuni, entrambi proiettati nell’ambito della cassa rurale. Le cariche sociali sono ricoperte da un gruppo relativamente ristretto di persone, le quali ruotano tra il consiglio di amministrazione e la commissione di sindacato. La stabilità delle cariche elettive è d’altra parte indicativa sia del consenso alla gestione societaria, sia del fatto che non sono numerosi i soci in possesso di capacità amministrative, come dimostra la consegna delle delicate mansioni di cassiere al sacerdote Francesco Roiatti, che le conserva per tre anni. Alla direzione sono chiamate le persone più attive dell’associazionismo cattolico, che costituisce la spina dorsale nonché la prima base sociale del sodalizio tolmezzino. Per rendersene conto basta scorrere i nominativi delle tre cariche più importanti: presidente, vicepresidente, segretario-cassiere, dalla costituzione al 1917, attraverso l’esame dei verbali delle assemblee generali ordinarie dei soci255. Primo presidente è il pittore Francesco Ius, membro del circolo cattolico, che per impegni di lavoro rinuncia alla carica nel 1907. Dal 1907 al 1909 la presidenza è consegnata all’orologiaio Lorenzo Sabadelli, già segretario-cassiere del locale circolo cattolico. Nel 1909 subentra l’agricoltore Pietro Brollo, già vicepresidente del circolo cattolico, mentre il Sabadelli è nominato per acclamazione segretario-cassiere al posto del sacerdote Francesco Roiatti, compito che assolve fino al 1924. Nel 1915 il presidente Brollo, «scaduto per anzianità, prega
l’assemblea di esimerlo dalla carica, non potendo più oltre assumersi tale gravoso impegno»256. Viene così eletto il falegname e socio fondatore Fiorello Zamolo, vicepresidente della stessa dalla costituzione, il quale conserva l’incarico fino al 1935. Nel primo decennio d’attività della cassa di prestiti si alterna nelle posizioni di responsabilità un ristretto gruppo di persone, composto oltre che dai citati soci fondatori, anche dal negoziante di Caneva Giovanni Rinoldi, fino al 1912, anno in cui recede dalla società257, e dai soci Mattia Cucchiaro (agricoltore), Francesco Brollo (palliere), Giovanni Querini (muratore), Giuseppe Francescato (conciapelli), Luigi Contardo (capomastro), Giovanni Gortanutti (orefice) e Luigi De Cesco (tipografo), che costituiscono il nucleo della dirigenza fino agli anni Trenta.