Fiat nasce l’11 luglio 1899 a Torino.
La sua costituzione è frutto dell’associazione di importanti personaggi torinesi tra cui figurano Agnelli, Biscaretti, Bricherasio, Ceriana-Mayneri, Damevino, Ferrero di Ventimiglia, Goria-Gatti, Racca e Scarfiotti. L’idea di fondare un’impresa industriale per la produzione di automobili nasce negli incontri informali al caffé Burello, storico e elegante locale del centro di Torino, tra questi importanti personaggi della vita economica della città. In Italia la produzione di automobili era fino al quel momento opera di piccole officine artigianali, Lanza e Cerano a Torino e Ricordi a Milano. Solo i primi due però costruivano interamente le vetture. Ricordi invece acquistava i telai dalla casa tedesca Benz e poi sviluppava la carrozzeria. Il mercato italiano era inoltre molto ristretto. Pochi potevano permettersi un’automobile, che era comunque ancora un prodotto nuovo e che essendo costruito artigianalmente aveva prezzi altissimi.
Nel resto dell’Europa invece la produzione aveva già assunto caratteristiche industriali. Le prime case furono Peugeot in Francia e Benz in Germania. Fiat fin dalla sua nascita vive un conflitto interno relativo agli obiettivi di produzione: alcuni soci volevano costruire automobili di lusso, ricercate nella tecnologia in grado di gareggiare nelle competizioni sportive. Altri invece, tra cui Agnelli, sostenevano la necessità di allargare il mercato producendo modelli semplici, funzionali ed economici, rivolti ad un target piccolo borghese. Diversi furono i problemi che l’impresa dovette affrontare a livello economico, di finanziamenti, e a livello giudiziario, per presunti illeciti di bilancio ma riuscì a superarli e a vedere al suo timone la persona che poi inseguito rimarrà più di tutti legata alla Fiat: Agnelli.
Fu lui che dopo una visita agli stabilimenti della Ford negli Stati Uniti nel 1906 innovò il sistema di produzione razionalizzandolo sul modello Fordista. La catena di montaggio, la produzione in serie, lo snellimento quindi delle operazioni di assemblaggio erano alla base della filosofia di Agnelli che aveva come obiettivo quello di produrre un’auto accessibile alle grandi masse, che fosse economica e standard, simile quindi come concezione al modello “T” di Ford. Nacque così la “Tipo 0” un’auto molto semplice, robusta ed economica, costava Lit. 7000, cioè circa la metà del prezzo delle auto vendute in quel periodo. Considerato che lo stipendio medio annuale di un impiegato in quegli anni era intorno alle Lit. 2000, si poteva certamente pensare che quest’auto raggiungesse un pubblico molto vasto.
Fiat si sviluppa velocemente e con lei Torino che vede crescere le attività commerciali e industriali. Si creano così le industrie dell’indotto ovvero quelle imprese che producono beni complementari o semilavorati per l’industria automobilistica. Anche la popolazione torinese cresce. Molti emigrano dal sud Italia per lavorare alla Fiat. I dipendenti Fiat sono privilegiati. Hanno paghe più alte in media, hanno possibilità di crescita professionale, possono accedere ad una scuola di formazione. Ciò non eviterà però le prime lotte sindacali gestite dalla Fiom che diventerà la rappresentante ufficiale dei lavoratori Fiat. Nella prima guerra mondiale l’esercito italiano usufruirà per la prima volta dei mezzi su quattro ruote della Fiat e lo Stato tenterà più volte di limitare l’attività dell’azienda alle proprie esigenze ma Fiat riuscirà a rimanere indipendente e grazie alle esigenze del conflitto comincerà una notevole attività di esportazione in molti paesi europei e in Russia. Questa espansione fu alla base della nascita di sedi all’estero, in Germania, in Austria, in Ungheria, In Polonia e in Inghilterra. Si sviluppa inoltre anche la produzione di motori per velivoli e di quelli marini spinta dalle commesse tedesche. Venne ultimato nel 1922 il Lingotto, stabilimento che con le sue caratteristiche di grandezza, razionalità e originalità architettonica, rappresentava l’arrivo di Fiat sul podio delle più grandi e importanti industrie italiane.
Il Lingotto doveva essere il punto di inizio di una nuova concezione industriale basata sulla modernità, l’organizzazione, l’efficienza. La filosofia dell’azienda nei confronti dei dipendenti era chiara: la meritocrazia è alla base. I migliori saranno incentivati. Nelle officine si trovava un cartello che sollecitava coloro che volevano crescere professionalmente e ritenevano di averne le capacità, ad inoltrare una domanda alla direzione. I rapporti tra Fiat e il governo fascista di Mussolini instauratosi nel 1921 furono per lo più distanti, sporadici, volutamente evitati da Agnelli che non raccolse mai le provocazioni lanciate dalle amministrazioni locali e difese sempre i propri interessi in modo distaccato. Fiat produsse molto per il governo, in termini di mezzi, ad esempio per la guerra di Etiopia ed ebbe molte commesse anche successivamente.
Nel 1936 nacque la Fiat Topolino, modello innovativo e definita da Mussolini “la vetturetta del lavoro e del risparmio”, ma sebbene se ne complimentasse con Fiat, la politica fiscale del governo penalizzò molto il comparto automobilistico
tassando le auto e il carburante. Nel 1940 L’Italia entra in guerra e il governo comunica la militarizzazione dei dipendenti Fiat, passibili da quel momento delle sanzioni del codice militare, e l’uso di Fiat quale riserva di risorse per l’esercito. Fiat produceva mezzi militari per il governo italiano e per quello tedesco. La carenza di personale e di materie prime rallenta però significativamente la produzione di Fiat. Con la seconda guerra mondiale sia i dirigenti che i dipendenti Fiat vivono momenti duri, tensioni, ricatti da parte del governo italiano e delle forze militari tedesche. I gravi problemi economici dell’azienda alla fine della guerra portano alla possibilità di statalizzare l’impresa. Altra soluzione sembra essere la vendita dell’azienda agli americani di General Motors. Ma dopo un lungo processo, numerose inchieste del nuovo governo di sinistra,volte a stabilire il ruolo dell’impresa durante il governo fascista, Fiat rimase nelle mani dei suoi azionisti e venne cancellata ogni possibilità di cessione a stranieri o allo Stato. A breve dalla notizia positiva, il 16 dicembre 1945, Giovanni Agnelli muore per collasso cardiaco.
Fiat riprende la sua attività sotto la guida nuovamente di Valletta in veste di amministratore delegato. Vicepresidente di Fiat è Gianni Agnelli, nipote del defunto Senatore. Il mercato vive la ristrettezza economica del dopo guerra e per questo Valletta decide di concentrare la produzione su modelli di piccole dimensioni come la 500 e la 1100 che costassero poco e fossero quindi vendibili a prezzi bassi. Era inoltre l’unica soluzione considerato che parte degli impianti erano stati distrutti dalle bombe e ricostruirli avrebbe gravato troppo sul costo finale delle automobili prodotte. Nel 1947 Valletta cerca negli Stati Uniti i finanziamenti necessari per sostenere l’attività della Fiat e trova l’aiuto di Ford, General Motors e Chrysler, pronti a prestare denaro all’impresa italiana e a mettere in comune alcuni progetti. Numerosi furono i viaggi dei dirigenti Fiat in America presso gli stabilimenti della Ford e della Buick allo scopo di acquisire modelli e innovazioni da applicare alla produzione torinese per risollevarne definitivamente le sorti. Negli anni seguenti Fiat si riprende e comincia un espansione significativa. In Spagna nel 1949 nascerà SEAT (Sociedad Espanola de Automoviles de Turismo) che aveva come azionista di maggioranza proprio Fiat. SEAT produrrà su licenza di Fiat a Barcellona per molti anni. Fiat continua inoltre la produzione di mezzi militari e flotte aeronautiche destinate alle forze americane. Nel 1955 nasce la ‘600 altra vettura piccola ed economica che definisce nuovamente il target e gli obiettivi dell’azienda. Fiat si concentra su prodotti con bassi costi di produzione. La piccola auto venderà ben 4 milioni di esemplari proprio grazie al prezzo contenuto e alla grande versatilità. Valletta seguiva così la filosofia del Senatore Agnelli che già agli inizi voleva produrre per le grandi masse un’auto che non fosse un lusso ma un oggetto funzionale che semplificasse la vita di molte persone. La nuova ‘600 era un auto dallo spirito pratico sullo stile del Maggiolone Volkswagen. Nel 1957 Fiat comincia ad interessarsi attivamente alle applicazioni dell’energia nucleare al settore industriale con una nuova società del gruppo, la Sorin e instaura accordi con Eni e Finsider. Nasce anche la “nuova 500” una vettura che per superare ogni aspettativa di economicità risulta però davvero scarna di qualsiasi accessorio e incredibilmente ridotta nelle dimensioni. Anche il motore della 500 è economico e poco potente con soli 13 cavalli.
Dal 1962 in poi il mercato dell’automobile si allarga e la competizione con le case straniere si fa più agguerrita, ma in Italia Fiat ancora non riesce a motorizzare tutti gli italiani. Fiat decide di incrementare la produzione e ricerca personale. E’ questo il momento della seconda migrazione dal sud verso Torino. Migliaia di immigrati dalle regioni del Mezzogiorno arrivano nella capitale piemontese.