La Barilla è nata alla fine del secolo scorso, fu fondata da Pietro Barilla nel 1877. Era un forno, e sui carri trainati da mastodontici cavalli bianchi che i vecchi parmigiani ricordano ancora come un fatto mitologico, forniva il panea tutta la città. Tuttavia è con Riccardo e Gualtiero Barilla, figli di Pietro, che nel 1910 il forno diventa una piccola industria di pasta ed inizia l’avventura imprenditoriale della famiglia. Nel 1919 la produzione giornaliera raggiunge i 300 quintali e nell’azienda risultano occupate 300 persone. Riccardo Barilla, rimasto solo alla direzione dell’impresa dopo la morte del fratello, riesce a diversificare la produzione, iniziando una linea di paste all’uovo; contemporaneamente le produzioni dell’azienda vengono distribuite in tutta Italia. È tuttavia nel dopoguerra che l’azienda assume una fisionomia più definita. La seconda metà degli anni quaranta vede la nuova generazione Barilla, Gianni e Pietro, succedenti al padre nella direzione dell’impresa, definire con maggiore precisione le linee produttive. Del 1952 è la decisione di sospendere la produzione del pane e di dedicarsi invece a quella delle paste di qualità di semola e all’uovo. Allo stesso tempo si inizia a vendere pasta confezionata in scatola e si rafforza la pubblicità del prodotto. Occorrerà tuttavia attendere il 1960 perché la Barilla si dia un più definitivo assetto organizzativo, ad iniziare dalla struttura sociale che viene trasformata solo allora in società per azioni. Tra il 1953 e il 1962 l’occupazione passa da circa 300 unità ad oltre mille; nel 1962 è potenziato lo stabilimento di Parma; nel 1964 viene completata la costruzione del nuovo stabilimento di Rubbiano di Solignano, presso Parma, destinato alla produzione di prodotti da forno, che entra in funzione nel 1965. Ciò nonostante, malgrado il raddoppio dello stabilimento e la ristrutturazione degli impianti, alla fine degli anni sessanta l’azienda, come altri pastifici italiani, è costretta, per soddisfare le esigenze del mercato, a porsi il problema della costruzione di un nuovo stabilimento. Nelle Relazioni e Bilancio del 1967 infatti si legge: “La società, allo scopo di garantire un equilibrato e sicuro sviluppo, non più ottenibile dall’attuale stabilimento, sito nell’agglomerato urbano, ha acquistato un’area nelle immediate vicinanze della città, per costruire un nuovo stabilimento”. Il fatturato, tra il 1959 e il 1968, aumenta infatti di più di cinque volte: fatto 100 il 1959, le vendite raggiungono l’indice 577 nel 1968; solo tra il 1962 e il 1968 il fatturato raddoppia, così come il volume degli utili. Sono appunto questi i dati che impongono la decisione di costruire il nuovo stabilimento, fuori dalla città di Parma, a Pedrignano, su un’area di 1.250.000 mq, con una superficie coperta pari a 55.000 mq. Gli impianti vengono tutti rinnovati, con la produzione giornaliera che passa da 6.000 a 9.000 quintali. La costruzione dello stabilimento costa 18 miliardi, rispetto a un fatturato annuo che nel 1968 è di poco superore ai 41 miliardi; ciò crea una forte situazione debitoria per l’azienda, mentre gli utili netti calano in modo consistente. È questo fatto, cui si aggiunge una fase di acuto conflitto sociale, il vero motivo della cessione della Barilla alla multinazionale americana Grace nel 1971.