La Radio Vaticana è stata inaugurata, come detto, il 12 febbraio 1931 da Papa Pio XI, sebbene la Santa Sede avesse avanzato la richiesta di poter installare una propria stazione radiotelegrafica già il 30 agosto 1926.
Essa ha avuto un primo inquadramento nel 1932 come struttura dipendente dall’Ufficio centrale dei Servizi tecnici del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Nel 1966 venne sottolineato che, per quanto riguarda il contenuto programmatico, dottrinale ed informativo, la Radio Vaticana dipendeva dalla Segreteria di Stato.
Nel 1969 la Radio Vaticana è stata riorganizzata come Direzione generale dello stesso Governatorato e dal primo gennaio 1986 è stata ascritta tra le Amministrazioni Palatine o Pontificie. Dopo l’entrata in vigore della Costituzione Apostolica “Pastor Bonus” del 28 giugno 1988, è stata annoverata tra le “Institutiones Sanctae Sedi adherentes”.
La portata di tale innovazione risultò evidente il primo ottobre 1995, giorno di entrata in vigore del nuovo Statuto e del Regolamento per il personale, nel quale la Radio Vaticana (art. 1) viene definita “l’emittente radiofonica della Santa Sede, giuridicamente riconosciuta presso le istanze internazionali”, ed è “strumento di comunicazione e di evangelizzazione al servizio del ministero petrino. Essa ha personalità giuridica e sede nello Stato della Città del Vaticano.”
La collocazione della Radio Vaticana ha visto, quindi, progressivamente evidenziare la sua diretta cooperazione al “munus petrino”, passando nel giro di pochi anni, dall’inquadramento nelle strutture amministrative dello Stato della Città del Vaticano ad una nuova posizione, di diretta dipendenza, per il tramite della Segreteria di Stato, al Romano Pontefice. Il suo scopo istituzionale, come oggi definito, “è quello di annunciare con libertà, fedeltà ed efficacia il messaggio cristiano e collegare il centro della cattolicità con i diversi Paesi del mondo diffondendo la voce e gli insegnamenti del Romano Pontefice…”
I rapporti con la Santa Sede vengono descritti dall’art. 2 che afferma che la Radio Vaticana è un’istituzione della Santa Sede che “per il contenuto programmatico, dottrinale ed informativo fa capo alla Segreteria di Stato, la cui Prima Sezione, d’intesa con la Seconda, esercita la vigilanza sull’Emittente, la quale è tenuta a seguire con cura le direttive che le sono impartite”. Precisa poi il comma 2 dello stesso articolo che “la Radio Vaticana tuttavia non è organo ufficiale della Santa Sede e quindi i contenuti, da essa elaborati e diffusi con la rapidità e la tempestività richiesta dalla attività radiofonica, restano sotto la sua responsabilità…”
In altre parole la Radio Vaticana è “emittente della Santa Sede”, ma – per i tempi ed i ritmi propri dell’informazione radiofonica – non tutto ciò che viene trasmesso necessariamente è espressione del Magistero.
Lo stretto legame con la Santa Sede è evidenziato nell’art. 3 dello Statuto, che prescrive che “nel perseguimento dei suoi scopi istituzionali, la Radio Vaticana si attiene alle direttive ricevute dalla Santa Sede e alle indicazioni pastorali del magistero pontifici.
“Con i limiti e i condizionamenti della comunicazione radiofonica, la Radio Vaticana cura di offrire agli ascoltatori, specialmente a quelli che si trovano in situazioni di isolamento o di restrizione della libertà religiosa, una possibilità di partecipazione spirituale ad atti di culto, trasmettendo inoltre, per un pubblico più vasto le celebrazioni presiedute dal papa, come contributo all’approfondimento della comunione della Chiesa con il Successore di Pietro”.
La Radio Vaticana, quindi, si trova coinvolta in pressoché tutte le forme di esercizio dei “munera Christi” e, tramite essa, il papa “docet”, ed in qualche modo “regit” e “sanctificat”.
Questa cooperazione all’esercizio del “munus petrino” si riverbera anche nel tipo di rapporto che intercorre tra quanti prestano la loro opera nell’ambito della Radio Vaticana e la Cattedra di Pietro.
Così, all’art. 5 dello Statuto si afferma che “Il personale della Radio Vaticana contribuisce a formare quella particolare comunità di lavoro costituita da quanti sono associati alla attività della Santa Sede. Esso deve essere quindi consapevole di partecipare a una missione di servizio della Chiesa universale…” tanto che si sottolinea addirittura che “la sintesi personale tra l’adesione alla missione della Santa Sede e la capacità professionale di collaborare con essa mediante lo strumento radiofonico, manifestata nel lavoro svolto con fedeltà, responsabilità e spirito di iniziativa, costituisce il criterio fondamentale per la selezione, l’inquadramento e la promozione del personale”. Questo concetto di “particolare comunità di lavoro” partecipe della “missione di servizio della Chiesa universale”, è il cardine per comprendere il rapporto tra la Santa Sede e la struttura composita di enti ed organi al proprio servizio. In tale visione, che privilegia la comune funzione ecclesiale, perdono in parte di importanza le classiche distinzioni tra enti dello Stato della Città del Vaticano ed enti della Curia; tra diretta attività di governo della Chiesa universale ed attività ad essa “strumentale”.