Negli ultimi anni ci siamo tante volte interrogati sul ruolo/futuro delle politiche industriali. Il motivo principale è legato agli evidenti segnali di difficoltà che provengono dal mondo reale. È un tema globale, ma è anche e soprattutto un problema che incontriamo nel nostro piccolo recinto di casa, perché l’Italia tra i paesi di vecchia tradizione è quello che probabilmente fa più fatica a dare risposte al nuovo e mutato contesto.

Per il rilancio dell’economia non è più possibile ricorrere all’aumento della domanda pubblica, il che costringe a puntare su strategie di rilancio dell’efficienza e della competitività dell’offerta.
Ma non si tratta di una strada semplice da percorrere. Per ottenere risultati in tempi brevi, infatti, ci sarebbe bisogno di puntare su un tessuto industriale con grandi potenzialità. Invece, per un insieme di concause più o meno note (obsolescenza tecnologica delle aree di specializzazione italiane, trasformazione della concorrenza in senso realmente globale, minacce/opportunità dal Paesi del Far East), la nostra industria ha subito marcati arretramenti in tempi recenti, ed una generalizzata perdita di competitività. Inoltre, le aree di vitalità del sistema economico nelle quali godiamo di vantaggi competitivi sono poco conosciute dagli stessi policy maker e, per lo meno questa è la sensazione, in rapida diminuzione.

Proprio per dare un contributo al superamento di queste difficoltà si ritiene che il filo conduttore del prossimo Convegno de “l’industria” possano essere interpretazioni “non ortodosse” dello stato di crisi dell’economia italiana, nella speranza che da esse si possa avviare un dibattito che porti a risposte realmente in grado di generare esiti positivi.

Ha assicurato la sua partecipazione il Presidente del Consiglio, On. Romano Prodi.

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