L’HP è stata fondata da due giovani ingegneri, Hewlett e Packard, della Stanford University, a Palo Alto in California nel 1939. oggi è una delle compagnie leader nella produzione di strumenti informatici, fatturando nel 1999, dati provenienti dall’Annual Report, 52 bilions dollari. Il suo sviluppo, sinergicamente a quello di altre imprese americane, ha dato vita al fenomeno conosciuto nel mondo come Silicon Volley. Sin dall’inizio il suo obiettivo è stato quello di produrre strumenti elettronici, prodotti di alta qualità, rivolti all’industria elettronica ed anche a quella militare evoluta.
Negli anni cinquanta l’HP era soltanto una società che operava nel mondo dell’elettronica, dagli anni sessanta in avanti, il suo processo di diversificazione si è intensificato (acquisendo società del mondo dell’elettronica) allargando così i suoi interessi al mondo dell’industria ospedaliera, chimica e nel campo della componentistica elettronica. La sua missione è quella di produrre strumenti elettronici d’avanguardia posizionandosi nella fascia alta del mercato, essa si può leggere negli obiettivi istituzionali della HP:
1. PROFITTO: come tutte le buone società americane, esso va visto non come fine a se stesso ma inteso come strumento per la crescita e lo sviluppo dell’azienda. Ciò al fine di soddisfare la triade che compone il cuore della HP: gli azionisti, i dipendenti, i clienti.
2. PEOPLE. Si ha una particolare attenzione per tutte le persone che operano all’interno e a cui si propone l’HP.
3. MBO: (management by objectives) lavorare secondo obiettivi. Ogni anno si rivedono gli obiettivi che devono essere semplici e misurati.
4. HPW: è la filosofia di gestione del personale che caratterizza l’HP e si realizza tramite un confronto diretto e amichevole tra i managers e i dipendenti. In Italia potremo definirla come l politica della “porta aperta”. In HP c’è una libertà vigilata, esiste sì un controllo di gestione molto ferreo ma nell’ottica di rispettare la libertà del dipendente. Il potere decisionale è nel consiglio di amministrazione della HP che è l’organo decisionale maggiormente rappresentativo della public company. L’HP fin dagli anni cinquanta ha seguito due politiche per rendere più partecipi i dipendenti alle attività
dell’azienda.
a) CASH PROFIT SHARE: il consiglio di amministrazione stabilisce un’aliquota dei propri profitti da dare come premio ai propri dipendenti
b) OPZIONI SULLE AZIONI: per investire nel capitale aziendale parte degli stipendi distribuiti.
5. CUSTOMER: la soddisfazione dei clienti è posta al massimo di livelli. L’obiettivo sarà quella di raggiungerla tramite indagini di mercato che evidenzino i bisogni e i desideri della clientela, in modo da unire, al prodotto che viene immesso sul mercato, un particolare valore aggiunto.
6. AREE DI INTERESSI: basandosi sulla ricerca l’HP ha cercato di posizionare i prodotti nelle aree dove i particolari bisogni dei consumatori potevano essere soddisfatti dai requisiti degli strumenti tecnologici venduti.

7. CITIZENSHIP: si fa riferimento al rapporto tra l’HP e l’ambiente dove quest’ultima va a incastonarsi. Tale rapporto per essere foriero di comunioni di interessi deve svilupparsi nel rispetto delle regole vigenti nel Paese per quanto riguarda gli aspetti ecologici, giuridici, sociali.
Facendo un passo indietro si può, quindi, affermare che la missione è quella di produrre strumenti di alto contenuto tecnologico basandosi su una propria ricerca interna.
Già dagli inizi i fondatori avevano deciso di accantonare il 10% dei loro profitti, anno su anno, nel reparto di ricerca dove venivano studiate le nuove tecnologie. Ciò nel tentativo di tradurre le nuove tecnologie, ancora nella fase embrionale, in nuovi prodotti utili e vendibili alla clientela. Il leitmotiv negli ultimi sessanta anni è stato quello di incrementare la ricerca in maniera da trovare nuove svolte commerciali per i prodotti.
L’HP ha iniziato nel 1939 in California, all’inizio si avvaleva di una forza di vendita esterna, la NILI corporate, che fu rilevata dalla stessa società in maniera da affrontare il mercato con una propria forza di vendita diretta. Tale scelta fu una conseguenza relativa all’analisi della complessità del prodotto che rendeva il prodotto difficilmente vendibile senza assistenza tecnica, per questo l’HP ha sempre perseguito la vendita diretta tramite ingegneri. Tale strategia di vendita è stata seguita fino agli anni ’70, dagli anni ’70 in avanti la filosofia del mercato è cambiata unitamente a quella del prodotto, dovendo l’HP adeguarsi alle nuove esigenze dei consumatori. La presenza sui mercati esteri è cominciata relativamente presto per questa società, di seguito sono elencati i momenti fondamentali che hanno sancito le diverse fasi di sviluppo raggiunto:
1. Anni ’50-’60: l’HP operava soltanto in California anche se perseguiva uno sviluppo geografico negli altri stati americani.
2. Anni ’60-’70: l’HP si è internazionalizzata avendo nuovi sviluppi e nuove forze di vendita diretta in Europa, in particolare in Germania e in Inghilterra. Ginevra divenne il quartiere generale della finanza per ovvi motivi economici.
3. Anni ’70-’80: l’HP si è interessata al mercato giapponese.
Tale apertura al mercato giapponese ha un particolare interesse per quanto riguarda la maniera tramite la quale l’HP è riuscita ad insediarsi. Mentre in Europa è stata attiva in maniera diretta, perché le leggi locali lo permettevano, in Giappone l’HP ha dovuto costituire una società con una ditta locale che era per il 49% dell’HP e per il 51% dell’azienda giapponese. Ciò perché in Giappone non era permesso istituire società che avessero partecipazioni, per la maggioranza del capitale, estere. Tale manovra strategica ha permesso all’HP di essere presente sul mercato giapponese, rivelando nel contempo un forte adattamento alle caratteristiche del mercato come si è precedentemente analizzato riferendosi alla citizenship.
4. Anni ’80-’90: apertura verso mercati nuovi, non ancora toccati per ragioni politiche o perché non erano sufficientemente redditizi: Paesi dell’Est europeo, Cina e i Paesi più evoluti dell’Africa.