Barclays ha annunciato il 20 marzo scorso che lancerà un’offerta sulla banca olandese ABN AMRO.
Nel caso l’operazione dovesse andare a buon fine, nascerebbe un “colosso dell’economia”, con 47 milioni di clienti, sparsi in 50 paesi, ed un valore, in Borsa, di 117 miliardi di euro, posizionandosi cosi al secondo posto in Europa, dopo HSBC, ed al quinto nel mondo.
La banca inglese, però, rischia di non essere l’unica in lizza; possibili predatori potrebbero essere le banche francesi BNP Paribas e la Société Générale: una cupidigia, datata anni ’90, risvegliata dalla possibilità di una cessione, o di una vendita di “lotti” dell’ABN AMRO, evocata dai fondi d’investimento TCI, proprietari dell’1% del capitale dell’istituto olandese.
La ABN AMRO ha in effetti qualche attività florida:

- in Asia la banca prevede una forte crescita sul mercato indiano e cinese.
- in Brasile ed in America Latina gli sviluppi dei prestiti dovrebbero essere ancora una colonna portante.

Altrove, le difficoltà attenuano questa attrazione per il marchio olandese.
- negli Stati uniti, dove l’ABN AMRO ha numerosi filiali, deve cedere il passo di fronte ai suoi concorrenti, e perciò sono previsti circa 900 licenziamenti..

Il presidente dell’istituto di credito olandese, Rijkman Groenink, ha tentato invano, in questi anni di frenare il declino: dopo aver lanciato nel 2000 un ambizioso piano di sviluppo, subito abbandonato, ha licenziato il 25% dei dipendenti degli sportelli in Olanda ed ha programmato una riduzione dei costi; ma tutto ciò non ha dato i frutti sperati.
Successivamente ABN AMRO ha acquisito, con un’operazione molto costosa, la banca Antonveneta, ma nel 2005 non ha raggiunto nessuno degli obiettivi fissati nel 2001.
Nonostante queste performances negative il Parlamento e la Banca Centrale olandesi hanno preso posizione in favore dell’indipendenza dell’Abn Amro.