L’impresa Banfi viene costituita nel 1978 dai due fratelli italo-americani John e Harry Mariani, titolari di Banfi Vintners la più importante società d’importazione di vini statunitensi. I due imprenditori non volevano un’azienda americana ed è per questo che nel 1983 acquistarono il Castello Poggio alle Mura dell’XI secolo, che è poi diventato il simbolo dei vini Banfi nel mondo. Esso è stato l’investimento più grande, innovativo e rivoluzionario dell’enologia italiana di qualità ed è stato in questi anni fondamentale per il rilancio del Brunello di Montalcino. Da ricordare è anche il grande supporto professionale fornito da Ezio Rivella, enologo-manager, oggi alla presidenza dell’Unione Italina Vini. Situata sul versante sud del paese, l’azienda si estende su una superficie di 2.830 ettari, di cui 800 a vigneto. La raccolta delle uve è per il 60 per cento meccanica. L’azienda dispone di 8 vasche per il conferimento (in base alla qualità dell’uva) e di moderni impianti di lavorazione del mosto. Le cantine occupano una superficie di 5.000 metri quadrati e qui la vinificazione è condotta secondo le procedure classiche con l’ausilio delle più moderne tecniche di invecchiamento e di vinificazione. Il controllo informatico è tale per cui poche persone sono sufficienti a monitorare l’intera attività in superficie, mentre sottoterra gli elementi naturali collaborano per preservare le condizioni ideali per l’invecchiamento e la conservazione dei vini tutto l’anno. Lo stabilimento gestisce oltre 300 botti in acciaio inossidabile e 6000 barriques in rovere francese, oltre alle tradizionali botti in rovere di Slavonia utilizzate per il Brunello di Montalcino. Queste botti hanno una vita di 30-50 anni. La capienza complessiva dello stabilimento è di oltre 12 milioni di litri. Le cantine Banfi dispongono di un Laboratorio Ricerche, avvalendosi peraltro dei migliori enologi ed esperti del settore, che nel corso degli anni ha puntato all’individuazione e alla selezione dei cloni varietali. Molto importante è anche il ruolo che Banfi svolge nel settore enoturistico, infatti, il trecentesco castello è meta ogni anno di 40.000 turisti e per incentivarlo sono nati: il museo del vetro e della bottiglia, contenente rarissimi oggetti che vanno dagli antichi Egizi ai Fenici, dagli Assiro-Babilonesi alla Roma Imperiale, dall’arte veneziana ai giorni nostri. Inoltre fanno parte del vasto centro d’accoglienza un’ampia e tradizionale enoteca, con vini dell’azienda e altri prodotti tipici del territorio, una suggestiva balsameria etrusca, la taverna con cucina locale e un raffinato ristorante, che dopo solo un anno dalla sua nascita ha ottenuto il prestigioso riconoscimento di una stella Michelin. Grande suggestione ed attrazione al luogo è apportata dall’annuale festival musicale “Jazz and Wine”, che viene realizzato ogni estate all’interno del cortile medievale del castello.
Dopo una lunga serie di riconoscimenti, in occasione del Concorso Enologico Internazionale del Vinitaly 2000 l’azienda americana è stata proclamata “Azienda Vinicola Internazionale dell’anno” per la quarta volta, evento senza precedenti. Inoltre, dal 1994 ha vinto ogni anno il titolo di migliore azienda vinicola d’Italia. Per quanto riguarda la filosofia aziendale, essa sembra inneggiare ad un’antica massima orientale: “Se il tuo nemico è troppo forte per sconfiggerlo, alleati con lui”. Di fronte ad una reale minaccia come quella dei competitor del Nuovo Mondo, Banfi ha deciso di creare delle partnership con questi paesi, inserendo nel proprio portafoglio-prodotti vini australiani e cileni accanto alle bottiglie di marchio proprio. Ci troviamo così di fronte ad uno scenario fino a poco tempo fa impensabile: “i vini concorrenti entrano dalla porta principale, tenuta gentilmente aperta proprio dall’azienda di casa nostra”. Una strategia di marketing completamente diversa da quella delle imprese italiane che investono all’estero producendo vini a marchio proprio, e frutto di una pianificazione commerciale che viene da lontano.