Gabrielle Bonheur Chanel nasce il 19 agosto del 1883 a Saumur, nella Francia meridionale. Proveniente da una famiglia di modeste condizioni economiche, trascorre un’infanzia povera ed infelice. All’età di dodici anni la madre viene a mancare, al lutto materno segue l’abbandono da parte del padre ed il trasferimento nella provincia di Auvergne presso alcune zie. Trascorre gli anni successivi, dal 1895 al 1900 in un orfanotrofio, ad Aubazine, insieme ai suoi quattro fratelli, dove le viene dato l’appellativo di “Coco”, letteralmente “bestiolina”, per aver interpretato una canzone che aveva come protagonista un piccolo cane abbandonato di nome Coco. E’ in questi anni che Mademoiselle cristallizza emozioni come rabbia, intransigenza, orgoglio che rendono ragione della forte determinazione che la spinge verso il successo e la libertà. Nel 1908 ha inizio la sua produzione di cappelli e nel 1910 Coco si trasferisce a Parigi, dove apre il suo primo negozio al 21 di Rue Cambon, grazie all’aiuto finanziario di un esponente dell’alta società Arthur “Boy” Capel, per poi, ampliare la boutique originaria al n. 27, 29 e 31. Nel 1913 inaugura un laboratorio di sartoria, in cui lavorano trecento operaie, a Deauville, al cui interno vengono prodotti accessori ispirati alle divise di operai e marinai ed abiti per la pratica dello sport. E’ la prima volta che una Maison si interessa ad un ambito che ha poco a che fare con la haute couture. Il risultato di tale interesse risiede nella creazione, alcuni anni dopo, di un intero atelier dedicato allo sport. Nel 1916 un nuovo salone di alta moda apre le sue porte a Biarritz, per poi essere trasferito, nel 1920, a Parigi, nella sede storica di Rue Cambon. Già a partire dal 1916 Chanel introduce delle innovazioni fondamentali nel campo della moda, estendendo l'uso del jersey (un tessuto a maglia molto flessibile) dai sottabiti ad una grande varietà di tipi di vestiario, inclusi i vestiti semplici in grigio e blu scuro. Questa innovazione fu, al contrario di quanto ci si aspettasse, di così grande successo che Coco iniziò ad elaborare le sue celebri fantasie per i tessuti jersey.
Le creazioni di questo periodo sono particolarmente informali, mascoline e nettamente in contrasto con i modelli totalmente femminili della belle époque. Chanel mette al bando corsetti, stecche di balena e tutto ciò che poteva creare inutili costrizioni al corpo femminile, “Come fa un cervello a funzionare sotto a quelle cose?”, era solita ripetere. Impone un nuovo modello di donna audace, dedita al lavoro e ad una vita dinamica, estremamente semplice ma infinitamente moderna. Attraverso le sue creazioni, trasforma totalmente l'eleganza femminile, non più basata sull'opulenza ma sulla semplicità e sul comfort. Conferisce all’abito da giorno una spiccata connotazione sportiva e funzionale e rende drasticamente essenziali e fluide le linee dell'abito da sera, confezionandolo con tessuti più comodi ed attuali. Altre proposte innovative riguardano l'inserimento della maglia nel panorama dell'alta moda, lavorata prima a mano e poi confezionata industrialmente, e la combinazione di capi propri del guardaroba maschile con gli elementi dell'abbigliamento femminile più tradizionale. Emblematici del suo stile sono, infatti, il tailleur, costituito da giacca maschile e gonna diritta, ed i pantaloni, indossati fino a quel momento solo dall'uomo, che Chanel introduce in ogni collezione, anche per le occasioni più formali:“Ero io l’unica a cambiare, non la moda. Ero io l’unica ad essere alla moda”. Nel 1921 il logo delle due “C” inizia a comparire prima su borse e cinture, per poi suggellare, negli anni successivi, anche i tessuti. E’ nello stesso anno che in Rue Cambon fa il suo esordio il celebre profumo “CHANEL N˚5”, in una tipica bottiglia Art Deco. Per la scelta del nome Ernest Beaux, suo ideatore, presentò a Coco due serie di numeri semplici, dall’uno al cinque e dal venti al ventiquattro. Mademoiselle indirizzò la sua scelta sul numero 5, poiché il 5 maggio aveva presentato la sua prima collezione ed inoltre il profumo costituiva la quinta proposta olfattiva che Beaux le aveva fatto. Il N°5 non fu innovativo soltanto per la struttura della fragranza, composta da 83 ingredienti, ma per la novità del nome e l'essenzialità del flacone. Chanel trovava ridicoli i nomi altisonanti dei profumi dell'epoca, al pari delle confezioni forzatamente barocche. Il flacone del N˚5, assolutamente all'avanguardia, è divenuto famoso per la sua struttura essenziale e per il tappo tagliato come uno smeraldo ed ebbe all’epoca un tale successo che dal 1959 è esposto al Museo di Arte Moderna di New York. La confezione del profumo fu affidata a Pierre Wertheimer, uomo d’affari, proprietario della Bourjois Company. La distribuzione, invece, avvenne all’interno delle Galéries Lafayette di cui era proprietario Bader. Coco stipulò con i due uomini d’affari un accordo in base al quale il 70% del ricavato dalle vendite sarebbe andato a Wertheimer, il 20% a Bader e a lei il rimanente 10%. Mademoiselle tenta di modificare l’accordo negli anni successivi, senza riuscirvi e decide quindi di produrre, autonomamente, una nuova fragranza che chiama: “Mademoiselle Chanel N˚5”. Tra il 1920 ed il 1930 sono lanciati molti altri profumi: “CHANEL N˚22” nel 1922, “Cuir de Russie” nel 1924, “Gardenia” nel 1925, “Bois des Iles” nel 1926. Dal 1924, Chanel impone sopra i suoi abiti dal taglio essenziale gioielli vistosi e di poco prezzo, sottolineando l'abbandono di ogni consuetudine e sostenendo la democratizzazione dell'abito. Le bigiotterie in perle, le lunghe catene dorate, l'assemblaggio di pietre vere con gemme false, i cristalli che sembrano diamanti sono accessori indispensabili dell'abbigliamento Chanel e segni riconoscibili della sua griffe. Sempre nel 1924 inizia ad utilizzare un nuovo tessuto, in origine usato per abiti maschili, il tweed, che nel 1927 diventerà il suo prediletto. Coco aveva ben compreso che la guerra mondiale aveva ormai seppellito la belle époque e, con essa, un modello di donna statica: “Un mondo finiva, un altro iniziava a sorgere...una possibilità si offriva. Avevo l’età di questo secolo nuovo ed è a me che si rivolse per la sua espressione vestimentaria”. Inizia a frequentare uomini più ricchi di lei, dai quali riceveva in dono gioielli costosissimi, che poi copiava per farne della bigiotteria da abbinare ai suoi modelli. Nei primi anni 30 sposa uno degli uomini più ricchi d'Europa, il Duca di Westminster, che era solito affermare alla stampa dell’epoca: "Ci sono state parecchie Duchesse di Westminster, ma c'è una sola Chanel". In quegli stessi anni Coco lancia altri due celebri profumi: “Une Idée” nel 1930 e “Jasmin” nel 1932. In questo stesso anno, mentre l’Europa è in piena crisi economica, Chanel presenta la sua prima collezione di gioielli all’hotel Ritz, dove era solita pernottare. L’allestimento è affascinante, tutto giocato sull’effetto del chiaroscuro delle ombre sulla luce dei diamanti. I temi principali: piume e stelle, i materiali: il platino al posto dell’oro, diamanti a cascate, l’effetto è dirompente. Unica concessione le perle, tante, grosse e rigorosamente finte. Il dichiaratamente falso contro il preziosamente autentico: “Se il lusso è troppo inflazionato non vale niente”, affermava Coco. Nel 1939, quando la Francia dichiara guerra alla Germania, è costretta a chiudere il proprio atelier. Si trasferisce, come esule, in Svizzera a causa di una storia d'amore con un ufficiale nazista, che le era costata il venir meno della simpatia dei Francesi. Di Coco, ormai, si conosceva l’anti-semitismo e vi erano forti pettegolezzi sulla sua vita privata. Nel 1953 incontra nuovamente Wertheimer e stipula con lui un nuovo accordo in base al quale le sarebbe spettato a fronte del 10% delle vendite del N˚5 realizzate in Francia, il 2% delle vendite mondiali a patto che il nome della fragranza da lei prodotta, “Mademoiselle Chanel N˚5”, non includesse il N˚5. Nello stesso anno i due firmano un nuovo contratto che prevede la cessione, da parte di Coco, dei diritti relativi al suo nome per i profumi e la moda, in cambio la famiglia Wertheimer si impegnava a sostenere le spese per la casa, le bollette e le tasse fino alla sua morte. Il 1954 vede il grandioso ritorno di Coco sulle scene della moda internazionale. All'età di 71 anni introduce nuovamente il "tailleur di Chanel”, composto da un giacca con la tipica catenella cucita all'interno, da una gonna semplice e comoda e da una camicia il cui tessuto era coordinato con quello che costituiva la fodera interna del tailleur. L’anno seguente, il 1955, è quello che celebra la nascita della famosa borsa 2.55. Coco trascorre il decennio successivo (1950-1960) a lavorare per Hollywood, vestendo star del calibro di Audrey Hepburn, Liz Taylor, Anne Baxter, che resero popolarissimi i suoi vestiti negli Stati Uniti. Nel 1969 a Broadway viene prodotto un musical, “Coco”, nel quale lavorava Katharine Hepburn, ispirato alla sua vita. Nel 1963 il controllo dell’impresa Chanel passa da Pierre Wertheimer al figlio Jacques. E’ in questi anni che la Maison attraversa la sua crisi più profonda. Il 19 agosto 1970, in occasione dell’ ottantasettesimo compleanno di Mademoiselle, si assiste al lancio del profumo “CHANEL N˚19”, ideato da Henri Robert, successore di Beaux. La couturier muore il 10 gennaio del 1971, all'età di 87 anni, nei suoi appartamenti privati all'Hotel Ritz di Parigi, mentre stava preparando la collezione di quello stesso anno. Fu un modo elegante di salutare il mondo. Cocteau una volta disse di lei: “Ha lavorato, per una specie di miracolo, nella moda secondo le regole che sembravano poter aver valore solo per i pittori, i musicisti, i poeti”.