Nell’affrontare le problematiche inerenti il settore energetico europeo e italiano ho ritenuto di fondamentale importanza considerare quella che rappresenta oggi una delle più grosse realtà del settore energetico italiano: Enel SpA.
Quest’azienda ha percorso tutte le fasi più importanti dello sviluppo del settore energetico italiano dal 1962 ai nostri giorni ed è oggi la più importante industria che opera per la produzione di energia nel mercato europeo e offre sempre maggiore competitività dei costi mediante l’utilizzazione in maniera ottimale delle risorse per soddisfare la crescente domanda di energia, assicurando altresì un’efficace tutela dell’ambiente.
Nello svolgere il compito di esercitare le attività di produzione, importazione ed esportazione, trasporto, trasformazione, distribuzione e vendita dell’energia elettrica, l’azienda, dalla sua nascita ad oggi, ha realizzato l’obiettivo di creare valore per gli azionisti; valorizzando tutte le persone che vi lavorano è diventata nel corso dei decenni il più efficiente produttore e distributore di elettricità, riuscendo a superare gli ostacoli soprattutto nell’era della concorrenza e della globalizzazione dei mercati.
Enel, Ente Nazionale per l’Energia Elettrica, istituito con la legge di nazionalizzazione del sistema elettrico del 6 Dicembre 1962, ha svolto un ruolo fondamentale nella crescita economica dell’Italia.
Quando nel 1962 la nazionalizzazione dell’energia elettrica venne istituita dal Parlamento, l’Italia era nel mezzo del cosiddetto “miracolo economico”, ma il Paese pur trovandosi in piena espansione economica, era anche alle prese con i problemi suscitati da una crescita tanto veloce quanto disomogenea, poiché il divario nei consumi elettrici era particolarmente accentuato tra il Nord e il Sud.
Da un’indagine svolta da Enel in quel periodo risultava che il 72% degli utenti possedeva il frigorifero, il 64% il televisore, il 42% la lavatrice, il 28% lo scaldabagno elettrico e soltanto il 2% la lavastoviglie.
Nel 1962 i consumi elettrici pro capite italiani erano ancora notevolmente inferiori a quelli dei principali Paesi europei anche perché il servizio elettrico non raggiungeva tutti gli italiani; secondo il censimento generale della popolazione del 1961 più di 700.000 abitazioni, pari al 5,1% di quelle censite, erano prive di elettricità.
Enel iniziò di fatto la sua attività nel 1963 con il graduale assorbimento delle imprese elettriche allora esistenti, andato avanti nel tempo, tanto che alla fine del 1995 le imprese assorbite erano 1270.
Nel processo di assorbimento nacque la necessità di un grande progetto di elettrificazione per realizzare il riordino, l’ammodernamento e lo sviluppo della rete di distribuzione, i collegamenti elettrici con le isole e la realizzazione delle dorsali a 380 KW necessarie per trasportare l’energia lungo tutta la penisola e connetterla con l’estero.
Importante, tra le prime unità operative costituite dall’Enel, è il Centro Nazionale di Dispacciamento di Roma, che ha il compito di gestire gli impianti di produzione, la rete di trasmissione e l’interconnessione con l’estero: in pratica è il “cervello” dell’intero sistema elettrico italiano.
Per finanziare l’espansione dei suoi impianti, nel 1965 l’Enel emise sul mercato i primi due prestiti obbligazionari: una prima emissione sul mercato italiano per un importo di 75 miliardi di lire, una seconda di 100 miliardi di lire in Italia e 37 miliardi di lire negli altri Paesi della Comunità Europea.
Nel 1966 la produzione idroelettrica copriva meno del 50% della produzione complessiva sia per il progressivo esaurimento delle risorse idroelettriche che per il continuo aumento della richiesta di energia elettrica, fattori che rendevano sempre più necessario il ricorso alla produzione termoelettrica.
L’anno successivo la produzione da fonte idroelettrica veniva superata decisamente dalla produzione termoelettrica.
Nei successivi anni di crescita l’Enel divenne, secondo un’indagine di Mediobanca, la seconda industria italiana per fatturato dopo la FIAT.
Nel 1971 il consumo di energia elettrica per abitante in Italia raggiunse 2.035 KWh; a seguito di un’ indagine sull’elettrificazione rurale, l’Enel rilevava che i residenti in permanenza in abitazioni sprovviste di elettricità si erano ridotti a 656.000 rispetto al 1.210.000 del 1965.
Il grado di elettrificazione del Paese saliva così al 98,8% rispetto al 97,7% del 1965.
I continui rincari del greggio indussero i Paesi consumatori a varare misure di emergenza per fronteggiare l’aumento dei prezzi petroliferi, adottando una politica di “austerity”; furono introdotte limitazioni ai consumi di elettricità, l’illuminazione pubblica venne ridotta, le trasmissioni televisive terminavano alle 22,45.
Il 20 dicembre 1973 la Camera dei Deputati, in considerazione della crisi che aveva colpito il Paese nel settore energetico, approvava un ordine del giorno con cui impegnava il Governo “allo sviluppo di una decisa politica di ricerca e di realizzazione di fonti alternative al petrolio, particolarmente nucleari”.
Successivamente nel luglio 1975 dal Ministro dell’Industria venne presentato il Piano Energetico Nazionale (PEN), che per quanto riguarda l’Enel prevedeva un apporto di centrali nucleari per una potenza complessiva di 20.000MW entro il 1985.
In tema di politica di risparmio energetico il primo intervento legislativo fu la legge n. 373 del 30 aprile 1976 che detta “Norme per il contenimento del consumo energetico per usi termici negli edifici”.
Alla fine degli anni ’70 sul fronte energetico vi fu un momento di riscoperta del sole e del vento.
La crescita nel Paese di una coscienza ambientale e l’obiettivo di assicurare la massima compatibilità tra impianti di produzione elettrica e ambiente determinarono l’avvio di una serie di iniziative energetiche eco-compatibili, che favorirono una politica di sensibilizzazione al contenimento dei consumi energetici.
Nel 1979, dopo alcuni anni di relativa stabilità, i prezzi del greggio aumentarono notevolmente, soprattutto a causa della rivoluzione in Iran e successivamente della guerra tra Iran e Iraq, conflitto quest’ultimo che innescò un’ ulteriore crescita dei prezzi del greggio, che raggiunsero in media i 36 dollari al barile, quasi il doppio del livello medio del 1979 e quasi il triplo del 1978.
Nel 1981 la produzione italiana di energia elettrica registrò una flessione del 2,2% rispetto al 1980.
I consumi globali di energia elettrica registrarono una flessione dello 0,5% rispetto al 1980.
La flessione dei consumi di energia elettrica fu una chiara indicazione della fase di recessione dell’economia italiana - definita “da petrolio” - che registrava una contrazione del prodotto interno lordo dello 0,2%, un tasso di inflazione del 18,7% e un forte deficit della bilancia dei pagamenti.
Nel 1984 vennero inaugurate due centrali dimostrative dell’Enel alimentate da fonti energetiche rinnovabili: la centrale eolica dell’Alta Nurra e la centrale fotovoltaica dell’isola di Vulcano.
Nello stesso anno l’Enel raggiunse il sostanziale equilibrio del conto economico, riuscendo così a conseguire l’obiettivo del Piano di risanamento della situazione economico-finanziaria sia per gli aumenti del Fondo di dotazione, delle tariffe e del sovrapprezzo termico, sia per il contenimento dei costi di gestione e per l’aumento di produttività.
Nel 1985 entrò in funzione il nuovo sistema di controllo della produzione e trasmissione di Enel, uno dei più avanzati nel mondo.