Nella prospettiva della Network Analysis le persone vengono considerate attori che partecipano a sistemi sociali in cui sono coinvolti altri attori che in vari modi condizionano le loro decisioni. Questa teoria mette in evidenza i rapporti che si instaurano tra migranti e non migranti, ed in particolar modo l’influenza esercitata da tali rapporti nell’incentivare le migrazioni.
I network si fondano sulla parentela, la comune origine, la condivisione di una cultura e di una relazione. In essi, come sostenuto da M.Byod (1989), prendono forma i legami sociali.

I migranti al contatto con altri migranti o con non migranti nelle aree di origine attraverso il network accedono a risorse di tipo cognitivo (ad esempio sul lavoro, sull’alloggio, su contatti…) e normativo (informazioni sui permessi di soggiorno, sulle quote d’ingresso, sull’assistenza sanitaria) che riguardano le nuove situazioni che l’immigrato si trova ad affrontare: il network diventa il tramite attraverso il quale si genera e riproduce il proprio capitale sociale. Accanto alla funzione adattiva svolta dalle reti abbiamo però anche una funzione selettiva; è lo stesso network che seleziona le persone più adatte alla migrazione. Le persone non emigrano a caso, né tantomeno decidono in funzione dei differenziali ottenibili investendo il proprio capitale umano nel proprio paese piuttosto che in quello d’emigrazione (come supporrebbe la perfetta conoscenza del mercato contemplata nel paradigma economico neoclassico) ma secondo informazioni parziali, fondate su consigli e storie di lontani parenti o ex vicini di casa. Cosicché pur non favorendo un’ottima allocazione delle risorse, possiamo tranquillamente affermare che se non ci fossero tali network le persone che sceglierebbero di emigrare sarebbero decisamente inferiori.

La migrazione è un fenomeno fortemente mediato da reti amicali e parentali, definibile “network mediated” (Wilson, 1992), e come sostiene Tilly non sono gli individui ad emigrare, ma i network (Tilly, 1990).

Il processo migratorio può essere assimilato ad una catena nella quale le decisioni di migrare individuali generano i network e i network condizionano le decisioni individuali di migrare in un sistema definito “network creating” e “net-dependant” (Zanfrini, 2004a).
Nel network le unità d’analisi non sono più le famiglie né i singoli individui ma complessi di persone unite da conoscenza, parentela ed esperienze di lavoro, rappresentando così una visione del fenomeno migratorio di tipo meso, in grado di ricomporre i livelli di analisi macro e micro. Il network a livello micro, rappresenta per l’individuo una riduzione dei costi e dei rischi della migrazione (offrendo assistenza, supporto materiale ed emotivo, contatti per l’accesso al lavoro), mentre a livello macro attraverso il singolo atto migratorio, rende la scelta migratoria meno rischiosa e meno costosa e quindi via via più probabile.