La Finanziaria 2007, come tutte le finanziarie di un certo peso, è nata sommersa dalle polemiche e dalle paure e, a differenza delle finanziarie precedenti,anche in un contesto politico piuttosto frastagliato e disaggregato. Per un governo, la legge finanziaria è un tema ostico, poiché è il banco di prova per testare la compattezza della maggioranza di governo in Parlamento e soprattutto è il momento di maggior confronto con gli elettori, poiché tramite questa legge deve mettere in atto la maggior parte delle promesse fatte in campagna elettorale.
Come negli anni passati, anche questa finanziaria guarda al contenimento della spesa pubblica e alla riduzione del deficit, tramite politiche di tagli alle spese e con l’introduzione di nuove o maggiori entrate. La parte della manovra finanziaria che ci interessa analizzare è quella riguardante gli enti locali e come questa permetterà di aggiustare i conti pubblici, cercando di incidere il meno possibile sulle tasche dei cittadini senza toccare i servizi.Un primo modo è quello di economizzare sul costo della politica.1Il taglio dei costi della politica non riguarda solo le retribuzioni di ministri e sottosegretari del 30%, che scatterà dal 1° gennaio. La finanziaria prevede anche un drastico taglio ai costi della politica locale: in particolare è stabilito un tetto ai compensi degli amministratori delle società partecipate o controllate da Comuni e Province. La loro retribuzione non potrà superare il tetto del 70% di quella del sindaco o presidente di provincia di riferimento. Lo stesso principio di contenimento dei costi vale anche per le società controllate dalle Regioni, ma in questo caso saranno direttamente le Regioni a definire le modalità del contenimento. Il taglio ai costi della politica locale è una strategia complessiva della Finanziaria 2007, anche per contenere i bilanci di Regioni ed Enti locali. Per le Regioni, in particolare l’obiettivo di migliorare del 10% i saldi finanziari rispetto al triennio 2003-2005 arriverà anche dalla diminuzione del numero dei componenti e dei compensi degli organismi politici regionali, dalla soppressione degli enti inutili, dalla fusione di società partecipate, dall’accorpamento di aziende sanitarie locali, dal contenimento dei trattamenti dei dirigenti dell’Asl. Per i Comuni passano gli incentivi in favore della fusione dei piccoli Comuni. I Comuni che si fonderanno riceveranno il 50% dei risparmi di spesa che ne deriveranno. Per i Comuni sotto i 15.000 abitanti, inoltre, gli organismi di revisione economico-finanziaria saranno a composizione monocratica e non un collegio di revisori di tre unità.
Saranno Regioni ed Enti Locali a sobbarcarsi uno dei tagli più consistenti alla spesa pubblica: 4,3 miliardi di cui 2,2 peseranno su Province e Comuni che subiranno una stretta del Patto di Stabilità Interno attraverso il nuovo meccanismo del tetto ai saldi finanziari ( e non più alle spese come nella scorsa finanziaria). Oltre ad avere acquisito ( a decorrere dal 2008) una compartecipazione all’Irpef pari al 2% del gettito i comuni potranno applicare due nuovi tipi di tasse: le tasse di scopo per la realizzazione di opere pubbliche e di altri interventi di arredo urbano e il contributo di ingresso e di soggiorno da applicare prevalentemente ai turisti in transito per un massimo di 5 notti. Inoltre, dal 1° gennaio saranno trasferite le funzioni catastali. Il nuovo Patto di Stabilità sarà organizzato su due meccanismi automatici di contenimento.
Il primo è la media triennale 2003-2005 dei saldi di cassa: se il valore del saldo è negativo, va ridotto nel 2007 del 5% per Comuni e del 4,56% per le Province.
Il secondoelemento controlla invece la cassa: gli enti dovranno, cioè, ridurre la spesa corrente di cassa del 3,4% (Comuni) o del 3,8% (Province) rispetto alla media annua 2003-2005. Saranno invece esclusi dal Patto i Comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti.

Gli interventi di contenimento della spesa dovranno avvenire soprattutto con la razionalizzazione delle dimensioni territoriali degli enti e con le misure di contenimento della spesa degli enti territoriali che prevede fra l’altro la riduzione del 30% del compenso degli amministratori pubblici e con il contenimento dei gettoni di presenza agli amministratori di società controllate ed enti pubblici. Un’altra misura per contenere gli splafonamenti degli Enti locali -e al tempo stesso per evitare la crescita del debito- riguarda appunto il tetto all’indebitamento.
Il prossimo anno Comuni e Province non potranno ricorrere all’indebitamento in misura superiore al 2,6% rispetto allo stock di debito in essere al 30 settembre 2006.
La Finanziaria introduce anche un complesso e più severo meccanismo di sanzionamento per gli enti locali che non rispettano le regole del nuovo patto di stabilità.
E’ istituita una procedura in cui il presidente del Consiglio poi la Ragioneria intimano agli enti interessati di adottare entro il 30 giugno i provvedimenti necessari al rientro. Decorsi inutilmente i termini, nei Comuni scattano meccanismi compensativi automatici: l’addizionale Irpef aumenta automaticamente dello 0,3%, mentre per le Province l’Ipt aumenta del 5%.
La nuova tassa di soggiorno potrà raggiungere un limite massimo di 5€ a notte per persona e potrà finanziare manutenzione urbana e recupero dei centri storici. Dovrà essere istituito un regolamento comunale e dovrà escludere comunque le strutture di turismo giovanile. In attesa della compartecipazione all’Irpef del 2% fissata per il 2008, i comuni con regolamento possono variare l’aliquota di compartecipazione con una variazione non superiore allo 0,8%. 2


Differenze con la Finanziaria 2006


Da una breve lettura della nuova legge finanziaria 2007, ci accorgiamo che il governo ha deciso di continuare sulla strada dei tagli per contenere la spesa. Questa via era già stata intrapresa dal precedente Governo, in forza del fatto che il Paese è vincolato nel rispettare il Patto di Stabilità Europeo e soprattutto perché deve tener sotto controllo la spesa pubblica.
Una prima analisi che possiamo fare è quella riguardante la parte sugli enti locali.
Nella finanziaria 2007 cambierà drasticamente il modo di calcolare il Patto di stabilità interno degli enti.
La finanziaria 2006, ai commi 140,141,142,143 ha previsto per il patto di stabilità il raggiungimento di 2 obiettivi: uno per il complesso delle spese correnti e uno per il complesso delle spese in conto capitale, ognuno a sua volta relativo sia alla gestione di competenze che alla gestione di cassa. Invece nella finanziaria 2007 questo divisione fra spese correnti e spese in conto capitale non è presa in considerazione, ma è preso in considerazione il tetto dei saldi finanziari.
Un’altra differenza che possiamo notare è la modifica del principio di virtuosità. Mentre nella finanziaria 2006 la virtuosità di un ente è calcolata prendendo il complesso delle spese correnti, con esclusione di quelle di carattere sociale, determinato ai sensi del comma 142, e dove per ciascuna provincia e per ciascun comune con popolazione superiore a 5000 abitanti (dal 2007 3000 abitanti) le spese non potevano essere superiori al corrispondente ammontare di spese correnti dell’anno 2004 diminuito del 6,5% limitatamente agli enti che nel triennio 2002-2004 avevano registrato una spesa corrente media pro-capite inferiore a quella media pro-capite della classe demografica di appartenenza e diminuito del 8% per i restanti enti. Nella finanziaria 2007 si legge che sarà presa in considerazione la media triennale 2003-2005 dei saldi di cassa, ossia se il valore del saldo è negativo, va ridotto nel 2007 del 5% per i Comuni e del 4,56% per le Province.
Vi è un controllo della cassa, ossia gli enti dovranno ridurre la spesa corrente di cassa del 3,4% i Comuni e del 3,8% le Province, rispetto alla media annua 2003-2005.


Un’altra differenza netta fra la 2006 e la 2007, sempre riguardante il calcolo del patto di stabilità, è il numero di abitanti presi a considerazione. Mentre la finanziaria 2006 impone agli enti con un numero di abitanti uguale o superiore a 5000, anzi dal 2007 questo numero sarebbe sceso a 3000, di rispettare il patto di stabilità interno, la finanziaria 2007 ritorna al passato, perché esclude dal calcolo gli enti con un numero di abitanti inferiore a 5000. A proposito, il governo a disposto in finanziaria incentivi per i Comuni piccoli che decideranno di fondersi, ossia questi riceveranno il 50% dei risparmi di spesa che ne deriveranno.

Un’altra differenza fra la finanziaria 2006 e la 2007, riguarda il tetto all’indebitamento. Mentre nella finanziaria 2006 rimane il divieto di ricorrere all’indebitamento per l’anno 2007 se l’ente non ha rispettato gli obiettivi del patto di stabilità interno per il 2006 , con le uniche eccezioni, la richiesta di mutui o l’emissioni di obbligazioni, il cui ricavato è destinato all’estinzione anticipata di precedenti operazioni di indebitamento, che consentono una riduzione del valore finanziario delle passività.Nella finanziaria 2007 viene introdotto un tetto di indebitamento, ossia Comuni o Province non possono ricorrere ad un indebitamento in misura superiore al 2,6% rispetto allo stock di debito in essere al 30 settembre 2006.

Per quanto riguarda le sanzioni per il mancato raggiungimento degli obiettivi, la legge finanziaria 2006, al comma 150, ha ribadito la vigenza di alcune norme che sono state introdotte dalla precedente legge finanziaria 2005. Qualora l’ente, non dovesse raggiungere anche uno solo dei quattro obiettivi, sarà soggetto, nel 2007, alle limitazioni riguardanti:
A) spese per acquisto di beni e servizi
B) le assunzioni di personale
C) il ricorso all’indebitamento per finanziare investimenti

La finanziaria 2007, invece, introduce un complesso e più severo meccanismo di sanzionamento. È istituita una procedura per cui il Presidente del Consiglio poi la Ragioneria intimano agli enti interessati di adottare entro il 30 giugno i provvedimenti necessari al rientro. Decorsi inutilmente i termini, nei Comuni scattano meccanismi compensativi automatici: l’addizionale Irpef aumenta automaticamente dello 0,3%, mentre per le Province l’Ipt aumenta del 5%.


Per quanto riguarda le disposizioni generali sul contenimento della spesa pubblica, la finanziaria 2007 segue i principi di quella precedente. Si cerca di tagliare i costi della politica, ossia in manovra rientrano i tagli ai compensi dei ministri e dei segretari del 30% e un taglio ai compensi degli amministratori delle società partecipate o controllate dai Comuni;ovvero questi non possono superare il 70% della retribuzione percepita dal Sindaco o dal Presidente di Provincia.
Per quanto riguarda le Regioni vi è l’obiettivo di migliorare i saldi finanziari del 10% rispetto al triennio 2003-2005, diminuendo il numero dei componenti e riducendo i compensi degli organismi politici regionali. Un’altra manovra per ridurre le spese superflue è quella di sopprimere gli enti inutili e arrivare ad un contenimento dei gettoni di presenza agli amministratori di società controllate ed enti pubblici.

Tutte queste manovre, come abbiamo già detto prima, rientrano anche nella finanziaria 2006;una cosa però non viene, almeno per il momento, menzionata in questa finanziaria: la lotta all’uso sconsiderato delle consulenze esterne.
Per quanto riguarda il contenimento della spesa per il personale (comma 204 con riferimento al comma 198 della finanziaria 2006), il decreto Bersani, all’art. 30 ne inasprisce i contenuti ossia si legge infatti che ''Per le amministrazioni regionali e gli enti locali di cui al comma 198, in caso di mancato conseguimento degli obiettivi di risparmio di spesa ivi previsti, è fatto divieto di procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo''. Il comma 198 della Finanziaria di quest'anno, ricordiamo, è quello che prevede l'obbligo di riduzione delle ''spese di personale, al lordo degli oneri riflessi a carico delle amministrazioni e dell’IRAP'' per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008 dell'1% rispetto all'ammontare dell’anno 2004.

Conclusioni

Da un punto di vista economico, una finanziaria studiata sull’incremento delle entrate,senza tenere sott’occhio la spesa, è una finanziaria che non aiuta la crescita economica del paese. La storia insegna che tutti i governi che hanno cercato di rilanciare l’economia ,basandosi principalmente sul maggiore gettito fiscale, non hanno fatto altro che far regredire il paese. Facendo uno studio nel medio-lungo periodo,ad esempio, l’introduzione della tassa di scopo e di soggiorno, non farà altro che impoverire e danneggiare l’economia del comune che le adotterà, poiché penalizzeranno l’immagine ( inteso come affluenza di turisti) dell’ente rendendolo non competitivo con altre città che forniscono il solito servizio o la solita attrattiva. Come abbiamo ribadito, analizzando la finanziaria 2006, il grande problema della macchina burocratica italiana, e non solo, sono gli enormi costi delle spese superflue e degli sprechi. Un governo capace e coscienzioso, e soprattutto che vuole rilanciare la competitività del paese, visti i sei anni di crisi economica, baserebbe la propria politica economica, in primis sulla lotta agli sprechi nelle PA ( reperendo così le fonti necessarie per il risanamento del debito ),e come seconda mossa lasciando il mercato libero di agire autonomamente , senza imbrigliarlo in cavilli burocratici, anzi, cercando di accorciare il più possibile la longa manus statale nell’economia.



Note:

1. Il sole 24 ore del 03/10/06
2. Il Sole 24 ore del 02/10/06