Secondo il modello della gerarchia dei bisogni (Maslow, 1976) la motivazione si sviluppa in sequenza secondo una scala gerarchica di cinque livelli predefiniti di bisogni. Tale modello presenta le seguenti caratteristiche:
- vengono inizialmente soddisfatti i bisogni primari legati alla sopravvivenza e successivamente i bisogni di ordine superiore,
- la soddisfazione dei bisogni di ordine superiore non viene ricercata finché i bisogni primari non sono soddisfatti,
- un bisogno cessa di essere motivante una volta soddisfatto.

I cinque livelli di bisogni sono i seguenti:
- Bisogni fisiologici. Si tratta dei bisogni primari, che gli individui cercano di soddisfare per primi, perché rappresentano elementi di sopravvivenza e di sostegno della vita quotidiana.
- Bisogni di sicurezza. Riguardano la protezione dai pericoli, dalle minacce, dalle privazioni e la conoscenza e appropriazione del proprio territorio e ambiente circostante.
- Bisogni di appartenenza. Riguardano la socialità, l’affetto, l’amicizia e l’appartenenza a gruppi sociali.
- Bisogni di stima. Si dividono in autostima (fiducia in se stessi, indipendenza, realizzazione) ed eterostima (status, riconoscimento, apprezzamento e rispetto meritato dagli altri).
- Bisogni di autorelazione. Rappresentano il livello più elevato livello della scala gerarchica, e sono costituiti dai bisogni di sviluppo delle proprie potenzialità e dal continuo sviluppo di se stessi.

Gli individui cercano, nel loro sviluppo psicologico, di soddisfare progressivamente i bisogni, e una delle funzioni delle organizzazioni economiche è di favorire tale soddisfacimento.

È poi possibile comunque individuare una serie di comportamenti che non sono spiegabili attraverso la teoria dei bisogni. Molti studiosi hanno mosso critiche al modello e in particolare all’ipotesi che se un individuo è frustato ad un particolare livello della scala dei bisogni, rimane a quel livello fino all’avvenuta soddisfazione del bisogno. In particolare le ricerche empiriche condotte da Rauschenberger (Rauschenberger et al., 1980) hanno dimostrato che questo meccanismo non è valido.