La strategia dell’innovazione e della flessibilità sono spesso scelte dalle case automobilistiche affacciatesi tardi sul mercato e che si vogliono in qualche modo far largo, oppure, da quelle case che provano a diventare profittevoli esplorando o creando nuovi segmenti di mercato. Ecco perché case automobilistiche come la Honda, produttore di autovetture a partire dagli anni ’70, non potevano certo rifarsi alle pratiche fordiste per sperare di occupare una posizione rilevante sul mercato di riferimento.
L’industriale che innova ha interesse a organizzarsi per limitare al massimo le conseguenze del sempre possibile insuccesso. Esso deve essere in grado di abbandonare prontamente il prodotto che non è piaciuto al pubblico. Il suo volume è poco elevato e il suo scopo non è di ottenere profitto abbassando il prezzo di un modello standard, ma quello di creare una rendita d’innovazione e di sfruttarla al più al lungo possibile prima che i concorrenti la copino o la migliorino.La qualità del prodotto, grazie a questa rendita, può anche essere media o, addirittura, al di sotto della media.
La politica di produzione è fatta di anticipazione delle attese del consumatore, appartenente in special modo a un ceto “emergente”. Richiede fantasia e libertà nel lanciare nuovi modelli. Nel settore della fabbricazione occorre che sia possibile cambiare gli impianti a costo minimo, oppure che siano flessibili per poter accogliere prodotti diversi da quelli per i quali questi sono concepiti inizialmente. I dipendenti devono essere polivalenti. Stessa cosa per le aziende fornitrici che spesso sopportano gran parte dei costi di “riconversione”.

Questo modello permise alla Honda di entrare nel mercato automobilistico con successo grazie alla creazione di alcuni modelli, come la Civic, equipaggiati con uno speciale motore brevettato dalla casa (CCVC) che permetteva di risparmiare benzina e di essere altamente prestante rispetto ai motori di pari cilindrata. Lanciò i suoi modelli nel mercato americano poco prima degli shock petroliferi e l’entrata in vigore delle restrittive norme antinquinamento. Caratteristiche dei prodotti che, ovviamente, incontrarono l’apprezzamento del pubblico. Questo sistema di produzione non permise alla Honda, però, di fronteggiare diverse difficoltà incontrate nel corso degli anni ’90. Prima dello scoppio della bolla economica dell’economia giapponese, Honda credette che l’arricchimento di precisi ceti sociali, avrebbe orientato definitivamente la domanda verso modelli di lusso e modelli sportivi. Se in un primo momento fu così, nel momento dello scoppio della bolla speculativa nel Giappone vennero invalidate tutte le scelte produttive che aveva effettuato la casa automobilistica.