L'alleanza tra le piazze finanziarie di Londra e Milano è ormai un dato concreto: il nuovo “polo d’attrazione” europeo può considerarsi in posizione di comando nel vecchio continente grazie anche ai suoi numeri non indifferenti: 3.571 società quotate, valore di mercato complessivo di circa 5,8 miliardi, valore dei gruppi presenti sui listini di 7.737 miliardi.
Il consiglio di amministrazione di Borsa Italiana ha emesso verdetto favorevole venerdì: la proposta presentata dal London Stock Exchange consiste in un'offerta di 1,6 miliardi di euro carta contro carta, con una presenza di azioni della società costituenda stessa sul mercato del 28% circa, con un cda costituito da 12 membri, di cui cinque italiani e sette inglesi.
L’ovvio auspicio dell’amministratore delegato della LSE, Clara Purse, è che questa acquisizione permetta una crescita molto più veloce, anche grazie alla fusione di diversi listini di settore italiani e britannici, aumentando così la qualità e la possibilità di scelta per i nuovi target ai quali la nuova società punta, ovvero più di duemila PMI italiane interessate a cogliere nuove opportunità nel settore del capital market.
Le cariche di vertice subiranno un normale fenomeno di fusione, con la Purse nel ruolo di Ceo e l’attuale amministratore delegato di Borsa Italiana, Massimo Capuano, come suo vice, con la presenza nel board del presidente di Piazza Affari, Angelo Tantazzi. La piattaforma di negoziazione sarà esclusivamente TradElect e i ricavi dovrebbero risentire positivamente dell'offerta di prodotti derivati e obbligazionari.
In tutto ciò Moody’s però non vede l’operazione di buon occhio, infatti ha posto sotto osservazione il rating della LSE per un possibile downgrading, in quanto valuta l’intesa con Borsa Italiana come una possibile fonte di aumento dell’indebitamento dell’indice britannico, anche se il downgrading sarebbe di un solo “note”.