L’approccio di Mailath e Samuelson,suppone l’esistenza all’origine di due tipi di aziende: quelle mediocri che sono in grado di produrre solo beni e servizi di bassa qualità (low effort) e quelle competenti che possono scegliere tra alta e bassa qualità (high/low effort). Benché ci sia asimmetria informativa, i consumatori ricevono segnali più o meno intensi, di modo da distinguere la qualità dei beni. La qualità dei beni e dei servizi offerti dall’impresa alla clientela è considerata osservabile.

Le imprese che intendono entrare nel mercato, siano esse competenti o mediocri, competono per “ereditare la reputazione aziendale”, affrontando un problema di moral hazard: mentre nel breve termine, vi è un incentivo verso la scelta di low effort, la possibilità di offrire beni di alta qualità potrebbe garantire profitti maggiori nel lungo periodo. Nel modello la reputazione viene assunta come il mezzo attraverso il quale risolvere il problema di moral hazard ed interpretata dall’aspettativa dei consumatori di interagire con un’impresa che sia competente.

Infatti la reputazione viene definita come:

- un asset che, al pari delle attività reali o finanziarie, necessita di investimenti per essere creata e mantenuta. Essa viene costruita gradualmente in quanto la fiducia dei consumatori su cui essa poggia si accumula a fronte di una persistente performance di alta qualità;

- a causa della sospensione o riduzione degli investimenti, si dissipa gradualmente tanto quanto i consumatori si adattano al nuovo livello qualitativo;

- può essere gestita attraverso un iniziale periodo di elevati investimenti a costruzione della reputazione, seguiti da interventi di mantenimento più ridotti.

Essa è quindi spiegata come un “mezzo di separazione”: nel modello ci si focalizza sull’equilibrio in cui le imprese competenti scelgono una strategia di high effort per differenziarsi dalle mediocri, a causa dell’ipotesi di possibile sostituzione da parte di un’impresa mediocre. Le imprese competenti, nell’ereditare la reputazione (es. acquisto del brand name), attribuiscono maggior valore alla reputazione media perché si pongono come obiettivo un suo incremento, quelle mediocri trovano più profittevole adottare una reputazione bassa o acquisire un profilo reputazionale alto che possa essere sfruttato fino ad esaurimento.

A conclusione di questi modelli si osserva che, malgrado possa essere condivisibile il concetto di gradualità nella costruzione di una buona reputazione aziendale, non è possibile, in particolare per quanto riguarda il settore bancario e finanziario, modificare la propria impostazione strategica da impresa eccellente a mediocre, in caso di danno reputazionale. Diversamente, è necessario adottare un approccio gestionale in relazione alla complessità strutturale e alla dinamicità dell’ambiente circostante. Nei prossimi capitoli, si abbandona quindi l’impostazione della letteratura economica della teoria dei giochi che, sebbene offra un approfondimento dei meccanismi logici delle scelte degli agenti, non contribuisce significativamente ad individuare opportune tecniche di misurazione e gestione.