Vivere nel mondo NIKE è come vivere in un mondo fatato, in cui tutti sono giovani, anticonformisti, sportivi...Un mondo che ha come religione e missione vestire lo sport.
In azienda si lavora in tuta ed ogni edificio porta il nome di un campione; ovunque si possono trovare busti, poster, video dedicati agli eroi sotto contratto Nike. Come in tutte le favole che si rispettano, c'è un Re potente e apparentemente buono che ha saputo trasformare, senza l'aiuto di nessun incantesimo, ma con genialità imprenditoriale e una strategia spregiudicata, 500 dollari in fatturati record di 9,19 miliardi di dollari (al cambio corrente, diciottomila miliardi di lire).
Il suo nome è Phil Knight ed è nato a Portland sessanta anni fa. Nel 1957 frequenta l'Università di Eugene, roccaforte della corsa, ed è un promettente mezzofondista; qui incontra Bill Bowermann uno dei migliori allenatori americani d'atletica leggera dell'epoca. E' l'inizio di una lunga collaborazione, che nel giro di quindici anni porterà alla nascita della NIKE.
Con la loro prima azienda, la Blue Ribbon Sports (BRS), i due importano e vendono le scarpe giapponesi Tiger, unico prodotto tecnico disponibile a quel tempo, lo fanno davanti agli stadi e ai campus universitari esponendo il loro campionario tirato fuori, dal bagagliaio di una vecchia auto presa in affitto.
Tutto questo però sembra non soddisfare Bowermann, che vuole dare qualcosa di meglio ai suoi atleti; ecco allora che comincia a portare delle modifiche, intervenendo sulla progettazione dei nuovi modelli.
Nel 1968 nascono le prime Cortez in pelle (ancora oggi in produzione e meglio note come le scarpe di Forrest Gump). Nel 1971 Johonson, primo dipendente della BBS, sogna il marchio della nuova società: NIKE, la Dea della vittoria dell'Antica Grecia e mai tale nome fu più azzeccato e di buon auspicio.
Nel 1972, in occasione dei Trials americani, Bowermann e Knight presentano il primo paio di scarpe Nike, con la suola Waffle, realizzata versando della gomma su una piastra per ciambelle.
Nel 1973 Steve Prefontaine, grande atleta americano, diventa il primo testimonial Nike. E' l'inizio di una nuova epoca per lo sport, il marketing e perché no(?), per l'immagine dei campioni sportivi.
Nike World Campus, più che un quartiere generale, si tratta di una vera e propria città; è costata 147 milioni di dollari, ed è costruita su trenta ettari di terreno, ha un lago artificiale, dei viali alberati, un museo che ripercorre la storia della compagnia e, naturalmente, laboratori e palazzine per il personale con tutti i comfort, ristoranti, palestre, clinica e biblioteca. Si tratta di un vero e proprio tempio ecologico, dove si esalta la qualità della vita e l'età media dei dipendenti si aggira intorno ai trent'anni. Questi sono perlopiù ex campioni, tecnici, creativi che hanno voltato le spalle a quella che chiamano la biosfera, ossia il mondo esterno. Dei pionieri, parecchi se ne sono andati ancora giovani ma già ultramilionari perché chi aveva acquistato negli anni Settanta per poche migliaia di dollari le prime azioni si è visto lievitare in breve tempo il denaro investito. Basti pensare che il solo capitale di Knight si aggira sui sei miliardi di dollari, più di diecimila miliardi di lire.