L’esperienza trentennale del Sig. Rutterford in campo imprenditoriale sembra riflettersi direttamente sul patrimonio immateriale dell’azienda, come pure la sua personale inclinazione al rischio e all’innovazione. In passato, laddove il fiuto dell’imprenditore rinveniva una possibilità di guadagno, ad un rapido, ma profondo esame dello scenario di mercato seguiva solitamente l’entrata in campo dell’impresa. Le attività attualmente esercitate sono numerose e diversificate; includono l’affitto di terreni, il noleggio di macchine scavatrici e la prestazione di servizi agricoli. Ancora, su una superficie posseduta che supera i 1.000 ettari vengono prodotte verdure, tra cui cipolle e patate, colture combinabili (combinable crops), come il frumento e il fieno (hay), e colture industriali, quali, ad esempio, il lino. Il carattere familiare dell’impresa si desume dalla misura delle risorse umane, che assommano a sei unità, impresario compreso. A fianco del Sig. Rutterford lavorano a tempo pieno i due figli e la compagna, cui si aggiungono due dipendenti fissi. L’ampio spettro di attività svolte, ovvero la connotazione multibusiness dell’azienda, denota un buon livello di flessibilità direzionale. La situazione stagnante che negli ultimi anni ha contraddistinto gli andamenti economici di molte colture cresciute ha condotto alla diversificazione con prodotti più innovativi, tra i quali spicca il Miscanthus. Della graminacea gigante ha attratto la sicurezza della destinazione energetica e soprattutto le prospettive di profitto legate ai potenziali sbocchi alternativi.
Nel primo anno di impianto, il 2000, la superficie dedicata all’elephant grass consisteva in 8 ettari. Da allora la piantagione è stata estesa continuamente, fino a raggiungere i 120 ettari di quest’anno. L’investimento iniziale si è dimostrato particolarmente oneroso, principalmente per via del costo elevato dei rizomi. La prima partita fu acquistata dalla Polonia, ma la qualità e la germinabilità degli organi di propagazione non si rivelò all’altezza delle attese. Già nel 2002 venivano utilizzati rizomi auto-prodotti per supportare la massiccia espansione della coltura. Se acquistati da terze parti, i rizomi vengono ammassati e conservati all’aperto, preferibilmente per tempi brevi, in modo da preservarne la qualità. In realtà Rutterford ha sfruttato immediatamente dal secondo anno l’opzione di utilizzo di piantagioni “madre” per l’allargamento della coltivazione, così da abbattere radicalmente i costi di impianto nei nuovi fondi. Nella pratica la “semina” avviene lo stesso giorno del raccolto. Infatti, alla mietitura della pianta matura, all’incirca verso la fine di febbraio, segue uno speciale dissodamento del terreno che consente di tagliare i rizomi in piccoli pezzi, per raccoglierne successivamente una parte da impiegare nell’estensione della piantagione. I rizomi che non vengono utilizzati direttamente vengono destinati alla rivendita, ad un prezzo unitario di 15p.
Le sostanze applicate sulla coltura sono alquanto limitate. In seguito all’installazione viene spruzzato un erbicida generico ad ampio spettro, lo stesso che viene adottato per il mais o per il granturco. Il costo all’ettaro relativo a questo intervento può andare dalle 10 alle 15 sterline.
Non si ricorre ad alcun tipo di fertilizzazione, sulla scorta della convinzione, confermata dai riscontri pratici, che la pianta sia in grado di provvedere da sé alle proprie esigenze.
Piuttosto, in primavera, poco dopo le operazioni di raccolto, vengono aspersi per tre o quattro volte degli elementi chimici quali il manganese e lo zinco. La funzione dei microelementi, si ricorda, anche se presenti in dosi molto limitate, è importantissima per favorire i processi di assorbimento dei nutritivi da parte delle piante1. L’intervento non richiede in ogni caso un esborso superiore a £5 per ettaro. Interrogato circa l’entità approssimativa dei costi afferenti le operazioni meccaniche di impianto, l’imprenditore ha addotto una misura di £50 per ettaro, che racchiude le spese per carburanti, macchinari e persone. Le attrezzature usate nell’attività agricola sono tutte di proprietà dell’impresa, invero non ve n’è alcuna che non fosse precedentemente utilizzata nelle altre coltivazioni. È questo un esempio concreto dell’eventualità sondata nel capitolo secondo, in riferimento alla possibilità di impiego di beni strumentali convenzionali già inseriti tra le immobilizzazioni materiali dell’azienda.
Per l’installazione della prima porzione della piantagione non è stato possibile fruire del supporto dell’Energy Crops Scheme. L’intero ammontare delle spese iniziali è gravato così sull’azienda.
La modesta remuneratività dello sbocco energetico ha immediatamente palesato l’opportunità del ricorso alla sovvenzione. L’imprenditore ha già pianificato di candidarsi per il finanziamento su 60 nuovi ettari che verranno installati il prossimo anno. A riguardo, si è trovata conferma di un’altra delle considerazioni già effettuate in questo scritto. L’estensione della coltura avverrà utilizzando i rizomi auto-prodotti. Pertanto, il sussidio non servirà affatto a coprire spese di impianto, ma si configurerà piuttosto come pura entrata addizionale e fonte diretta di guadagno. Si ritiene che questo fenomeno sia ragionevolmente ammissibile, in vista delle conseguenze benefiche che ruotano attorno alla produzione. In altri termini, sembra corretto che il provvedimento pubblico venga sfruttato al meglio laddove il mercato non valorizzi compiutamente una coltura energetica sostenibile o un fattore materiale biodegradabile, qual’è il Miscanthus. Si rammenta, infine, che siffatta produzione, in ragione delle sue affermate peculiarità, offre un contributo sostanziale alla riduzione dei costi di disinquinamento a carico dello Stato e va per questo agevolata.