Nel lontano 1989 due soci, Riccardo Lotito e Antonio Iacobone, quasi per gioco, decisero di intraprendere una nuova avventura imprenditoriale. Avventura, questa, che avrebbe cambiato radicalmente la vita dei due, sia sotto il profilo professionale che personale. Quasi per gioco, seduti davanti un caffè, in un bar di un paesino dell’entroterra barese, Andria, diedero vita al progetto più audace della loro vita. Il signor Lotito allora, svolgeva, con l’aiuto di sua moglie e di pochi operai, l’attività più tipica per la realtà economica andriese: il terzista per una PMI di intimo maschile. Il signor Antonio Iacobone, invece, lavorava presso l’azienda cliente del signor Lotito, dove svolgeva mansioni amministrativo-gestionali. Il punto di forza di partenza della nuova intesa imprenditoriale era, quindi, la fusione delle capacità pratiche e specialistiche per la produzione dei prodotti e le capacità manageriali di cui, rispettivamente il sig. Lotito ed il sig. Iacobone, ne erano portatori.
Il 31 agosto del 1989, si ufficializzò giuridicamente l’intesa con la nascita della società di persone Sabbia Rosa S.n.c. di Lotito Riccardo e & C. Nella fase successiva alla costituzione, a differenza di quanto accade alla miriade di piccoli opifici presenti sul territorio (che contribuiscono ad arricchire il numero delle imprese del distretto dell’intimo appulo-lucano), la Sabbia Rosa non iniziò subito la produzione ma, si focalizzò sul perfezionamento dell’idea imprenditoriale: la produzione di biancheria intima femminile e soprattutto di corsetteria, una sottocategoria del comparto dell’intimo poco sviluppata dalle produzioni locali del tempo.
Sicuri dell’idea che aveva guidato la nascita dell’impresa, i due soci, continuando le proprie attività, seppur ancora per breve periodo, delegarono ad una giovane diplomata, la sig.ra Angela Fracchiolla ed alla moglie del signor Lotito la responsabilità di studiare l’offerta produttiva che la nuova impresa da lì a pochi mesi avrebbe dovuto iniziare a rendere disponibile sui mercati regionali limitrofi. Il lavoro fu molto creativo, fatto di una miriade di prove, disponendo dell’ausilio di un manichino e di tanti giornali del settore, unici mezzi che permisero, assieme a molta creatività ed entusiasmo, di creare una prima, semplice collezione ed avviare così la produzione.
Contemporaneamente il laboratorio del il signor Lotito fu il punto di partenza del reale inizio della attività della Sabbia Rosa. I locali e gli operai furono utilizzati, non appena finite le produzioni per c/terzi, per la produzione della prima collezione sviluppata e venduta con il proprio marchio.
Quindi, contrariamente alla maggior parte delle imprese di produzione, si iniziarono dapprima a sviluppare le attività commerciali e, solo dopo, quelle produttive. L’impresa, quindi, era prevalentemente di tipo familiare, essendoci tutti i requisiti analizzati nel capitolo II, al quale si rimanda. Già verso la fine del 1989, vista l’assenza di competenze tecniche per la creazione degli specimen da utilizzare nella fase produttiva, si decise di comprare i primi cartamodelli da una stilista-modellista di Modena per lo sviluppo delle scale taglie del prodotto dell’impresa: il coordinato intimo. L’OSF iniziale dell’impresa era quello di offrire sul mercato un prodotto intimo coordinato (reggiseno e slip) in quanto era proprio questo il gap rilevato nei primi mesi di vita dell’azienda quando fu esaminato il mercato e l’offerta dei principali competitors. L’intuizione dei due soci era quella di offrire due capi, che fossero dello stesso tessuto, in armonia tra di loro, in base a quelle che erano le crescenti richieste femminili del periodo e che non erano ancora pienamente soddisfatte, perché non esisteva una impresa, o meglio una collezione con questo concept di fondo.
Nei primi mesi del 1990 fu messo in produzione primo coordinato: il modello 912 con prezzo di vendita di 8.900 Lire. Le prime variazioni al modello continuarono ad essere effettuate in modo molto familiare e presto ci si accorse della necessità di dover arricchire le competenze del capitale umano a disposizione dell’impresa attraverso l’introduzione di una nuova figura professionale che avrebbe segnato il definitivo passaggio da un semplice opificio ad una vera e propria impresa capace di creare le proprie collezioni e di vendere un prodotto con un alto contenuto di creatività e studio preliminare. Questa nuova visione dell’attività imprenditoriale fu tradotta, nel maggio 1990 con l’assunzione di una modellista, responsabile, insieme ai due soci, della creazione delle collezioni e soprattutto dello sviluppo dei modelli, primo vero grande balzo verso un’attività d’impresa separata dalla mera conduzione familiare, elemento di partenza e punto di forza di tutta l’avventura imprenditoriale. Nello stesso periodo si completarono le operazioni di riconfigurazione delle operations dell’opificio, passando dalla produzione di slip da uomo a quella di corsetteria e al più tardi di lingerie femminile, anche attraverso l’acquisto di macchinari adatti alla nuova produzione.
Fu fatto il primo test di vendita utilizzando un agente e offrendo i prodotti ai grossisti campani, anche se c’erano delle perplessità soprattutto per il prezzo di vendita con il quale si riusciva ad offrire il nuovo prodotto. Il risultato di tale test fu senza dubbio lusinghiero, registrando in pochi mesi il sold out della limitata capacità produttiva dell’impresa. Tale risultato incoraggiò i due imprenditori e la “squadra” a lavorare duro e a collaborare alla crescita dell’impresa e dei volumi produttivi.
Già nel 1991 furono assunte nuove figure professionali (un magazziniere ed un tagliatore), e fu locato un locale attiguo per far fronte alle esigenze logistiche. Sul fronte delle collezioni, si inserirono nuovi materiali (pizzo San Gallo, raso, chearmease, pizzi elastici) e nuovi modelli (le prime sottovesti, modello francesina). Ci si accorse che i modelli potevano essere migliorati in termini di vestibilità e si pose maggiore attenzione, nella fase di studio degli stessi, alla proporzione delle varie componenti il prodotto nelle differenti taglie. Punto di forza dell’attività dell’impresa diventa, quindi, il prodotto e la fase di studio precedente quella produttiva. Si arricchiscono i modelli con una gamma più ampia di colori e materiali, focalizzandosi sulla cura dei particolari e la ricerca di materiali e accessori coordinati rispetto al prodotto stesso. Per questo, convinti dell’esigenza di perfezionare questa peculiare parte del processo produttivo, i due soci decidono di arricchire le risorse umane a disposizione dell’impresa assumendo, nel maggio del 1992, un’altra modellista e crearono un primo, piccolo ma snello, ufficio tecnico.
A causa dell’inaspettata crescita del volume della produzione, l’attività non poteva essere più svolta nel laboratorio “familiare” (seppur con i relativi ampliamenti) e si decise di spostare la sede produttiva ed amministrativa in un altro edificio di circa 600 mq, idoneo ad ospitare sia le attività produttive che quelle amministrative, le quali necessitavano di nuovi spazi. La storia degli anni successivi è segnata su questo fronte dalla ulteriore espansione logistica fino al 1996, soprattutto per la gestione sia pratica che amministrativa degli ordini. Il 1993 è ricordato come l’anno della svolta sia per ciò che concerne i mercati serviti, che per quello riguardante la gamma produttiva. La Sabbia Rosa inizia ad implementare una nuova strategia di sviluppo aziendale: affermare la presenza dell’impresa anche nei mercati internazionali. Esigenza incoraggiata soprattutto dalla flessione del comparto intimo italiano che stava mettendo in crisi molte piccole imprese del distretto dell’intimo, specializzate nella lavorazione in conto terzi e prive di una propria linea produttiva da poter comunque offrire sul mercato.