Venini, simbolo della creatività e dell'eccellenza nell'arte vetraia italiana è una realtà cosmopolita, coerente con le tradizioni e innovativa. Caratteristiche contrastanti abilmente miscelate per continuare a realizzare quei sogni di colore che fanno di Venini un marchio noto in tutto il mondo. Dal 1921, quando l'avvocato Paolo Venini giunse a Murano spinto dalla passione per il vetro, innumerevoli sono stati gli artisti, designer e architetti che hanno collaborato con Venini; citiamo tra questi: Vittorio Zecchin, Napoleone Martinuzzi, Tomaso Buzzi, Carlo Scarpa, Giò Ponti, Fulvio Bianconi, Toni Zuccheri, Tobia Scarpa e molti altri. Cappellini Venini & C. è il nome che compare per la prima volta a Murano nel 1921, quando due personaggi del tutto atipici entrano nel mondo delle vetrerie veneziane muranesi. Sono l'antiquario veneziano Giacomo Cappellini e Paolo Venini, avvocato milanese con una lontana tradizione familiare nella lavorazione del vetro. Sotto la direzione artistica del pittore Vittorio Zecchin, la Cappellini Venini & C. pone le basi di quella identità stilistica che vive ancora oggi: rottura degli schemi tradizionali, apertura verso avanguardie artistiche, padronanza delle tecniche di lavorazione ottenuta grazie alla collaborazione con i migliori maestri vetrai della zona. I primi oggetti sono esposti nel 1922 alla biennale di Venezia e nell'anno seguente a Monza in occasione della prima Esposizione internazionale delle Arti Decorative. Inizialmente la società produceva i prodotti al suo interno e li vendeva nella bottega, situata nei pressi dello stabilimento di produzione. Il successo viene coronato nel 1925 alla grande Esposizione delle Arti Decorative di Parigi dove la Cappellini Venini & C. espone una collezione delle proprie opere. Nello stesso anno la società si scinde e nasce la V.S.M. Venini & C., sotto la direzione artistica dello scultore Napoleone Martinuzzi; vengono introdotte nuove idee e nuove tecniche, tra queste il vetro pulegoso. È il 1926 quando la distribuzione di Venini si allarga dai confini locali, viene aperto il primo punto vendita monomarca a Milano in Via Monte Napoleone e un imprenditore piemontese decide di aprire un negozio a Torino dove commercializzare solo i prodotti Venini: si tratta della ditta “F.lli Caliari”, che tuttora è un retailer dell’azienda, anche se nel frattempo l’offerta all’interno del punto vendita si è ampliata ad altri brand. La grande passione di Martinuzzi per il vetro si esprime anche in opere monumentali come la fontana realizzata per l'esposizione Quadriennale di Roma 1931 e i bassorilievi, le pareti luminose e i mosaici in vetro prodotti per l'architetto Angelo Mazzoni.
Nel 1932, dopo avere acquisito una totale padronanza della materia, Paolo Venini assume un ruolo sempre più attivo nella direzione artistica della società da lui fondata e avvia una collaborazione con i più importanti artisti, designer e architetti dell'epoca. Insieme alla produzione più strettamente artistica, spiccano fra le opere più famose la serie di lampadari realizzati per spazi pubblici e grandi strutture architettoniche.
Nel 1959, alla morte di Paolo Venini, la direzione artistica passa nelle mani del genero, l'architetto Ludovico Diaz de Santillana, che mantiene lo spirito d'innovazione e ricerca del fondatore. Nel 1970 un incendio distrusse la fabbrica. Venne poi subito ricostruita e venne creato anche una parte dedicata agli uffici, con tecniche e concezioni architetturali d’avanguardia per l’epoca. La bottega venne poi trasformata in uno showroom vero e proprio e venne anche aperto uno nuovo a Venezia, nei pressi di Piazza San Marco. Fino agli anni ’90 il mercato di riferimento è rimasto quello dell’Italia settentrionale. Venini si era mossa per entrare in molti punti vendita che trattavano “oggettistica per la casa”, “articoli da regalo” e “liste nozze”. La copertura aveva privilegiato le principali città del Nord Italia, nonché le città più importanti del Veneto, che rimaneva l’area di maggior interesse economico per l’azienda. Nel Centro e nel Sud Italia non vi era alcuna copertura distributiva e le vendite realizzate erano situazioni occasionali. Negli anni ’90 avviene la svolta dal punto di vista distributivo. Si inizia a distribuire il proprio prodotto nei migliori retailer dell’Italia centro-meridionale e si sviluppa un modello di canale alternativo, cioè quello delle gioiellerie. Questo nuovo canale mostra alcune criticità dettate dalla tipologia del prodotto, molto diversa rispetto all’assortimento tradizionale, e il successo dell’iniziativa dipende molto dalla bravura del distributore, dalla formazione e dall’interesse manifestato sul prodotto. Nell’Italia Settentrionale si inizia a entrare anche nei punti vendita dei piccoli centri di medie dimensioni.
Nel 1993 Venini ritorna alla Biennale di Venezia con una grandiosa opera realizzata da Ben Jakober e Yannick Vu denominata "Il cavallo di Leonardo". Nel 1994 è presente alla mostra "The Italian Metamorphosis" al Solomon R. Guggenhein Museum di New York. Per celebrare il 75° anniversario di attività della Venini nel 1996 vengono riproposti in serie limitata di settantacinque multipli ciascuno quattro celebri capolavori del Museo Venini e in contemporanea viene realizzata una mostra della storia dell'azienda presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Nel 2001 la società Venini S.p.A. entra a far parte del gruppo Italian Luxury Industries, gruppo nato a Vicenza nel 1999 da un ambizioso progetto ideato da Giancarlo e Gabriella Chimento, da molti anni presenti nel mercato orafo con il marchio che porta il loro nome. Nel 2003 il brand di vetreria artistica ha lanciato, nella cornice esclusiva della Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia, il "progetto gioielleria" di cui è responsabile Giorgio Vigna, outsider del jewellery design, che si pone di coniugare vetri preziosi realizzati a mano con tecniche sapienti e secondo antiche tradizioni muranesi con i bagliori dell'oro. «Una nuova concezione di gioielleria - ha spiegato Giorgio Vigna - che si affida a una ricerca artistica basata sugli elementi della natura, sui suoi aspetti primari e primordiali».