Definizione di "Value Investing", canale Economia

Il value investing è l’approccio più prudente tra i vari modi di selezione dei titoli. Precursore di questo stile di gestione fu Benjamin Graham nel 1934, seguito da Sir John Templeton, fondatore dell’omonima società di gestione. Il value investing è pensato come l’acquisto di attività cheap. Nella sua forma più semplice, il value investing sostiene che gli investitori sfrutterebbero la differenza di prezzo tra il valore che il mercato attribuisce all’impresa e il valore attuale o intrinseco
della società quotata. Lo scopo è quello di individuare i titoli che hanno un prezzo particolarmente
scontato rispetto al loro valore reale. Questo approccio fa quindi largo uso dell’analisi fondamentale e dei rapporti P/E, P/CF, P/DIV e P/BV.
Il punto centrale di questo stile è quindi il prezzo dei titoli e inerente a tale approccio c’è l’ipotesi che spesso il mercato non valuta le imprese in modo corretto. Gli investitori value analizzano il margine di sicurezza per prendere le loro decisioni di investimento, cioè il gap esistente tra il prezzo dell’investimento e il suo valore sottostante: gli investitori richiedono che il prezzo del titolo sia ben al di sotto del valore intrinseco (cioè, sia a sconto), generalmente non meno del 33% inferiore rispetto al valore intrinseco. L’aspetto difficile sta nella giusta determinazione del valore
intrinseco: per questo ci deve essere un margine di sicurezza abbastanza ampio da controbilanciare l’incertezza nel calcolo del vero valore del titolo.
Per riuscire a sfruttare la differenza tra il valore di mercato e quello intrinseco, l’investitore deve essere abile, allontanarsi dalla folla e selezionare titoli che il mercato in genere non è disposto a tenere. Il risultato di tale approccio di controtendenza è che i titoli nei portafogli degli investitori value avranno alcune caratteristiche comuni, come bassi P/E, P/BV, P/CF, P/S (price-sales), alti dividend yield (dividendi superiori alla media), bassa crescita delle vendite e degli utili; generalmente, le imprese value operano in settori maturi e presentano quindi minori margini di redditività (le azioni hanno meno possibilità di slanci borsistici ma anche minori rischi di tonfi repentini).
Gli investitori value acquistano titoli con basse aspettative, con la convinzione che tali aspettative siano troppo basse e che i fattori che rendono i titoli sottovalutati siano solo temporanei; essi credono che le aspettative aumenteranno col trascorrere del tempo perché le condizioni attuali, ma temporanee, passeranno. L’aspetto pericoloso di questo stile di investimento è che gli investitori value nella loro ricerca dell’impresa cheap spesso finiscano a detenere titoli di imprese in declino
perenne. Poiché il prezzo delle azioni value registra aspettative di utili inferiori, piacciono meno al pubblico della Borsa, più incline a investire su società dalla redditività potenzialmente maggiore. Tra l’altro il concetto value è associato a una rischiosità più elevata, perché il fatto di “costare poco” è spesso visto come la spia di una situazione non brillante dell’azienda, il che si ripercuote appunto sul prezzo di Borsa.

di Gloria Mauro [Visita la sua tesi »]