Quale sarà, tra trenta o quaranta anni, la pensione dei giovani di oggi? Le cifre attuali parlano di 16,5 milioni di pensionati e di una pensione media appena sotto i 1300 euro lordi mensili.

E se 1,6 milioni di pensionati ricevono più di 2.000 euro al mese, altri 4 milioni non superano i 500 euro.

In futuro, le cose saranno diverse. La Riforma Dini del 1995 ha modificato il sistema di calcolo delle pensioni, passando da quello retributivo a quello contributivo, ma solo per coloro che hanno incominciato a lavorare dal 1996. Quindi, coloro che chiederanno il pensionamento entro il 2015 godranno o del sistema retributivo, o di un regime misto tra i due sistemi.

Con il sistema retributivo, la pensione era calcolata all’80% della retribuzione degli ultimi 10 anni (con almeno 40 anni di contributi, in caso contrario venivano sottratti 2 punti percentuali per ogni anno mancante). Il sistema contributivo si basa invece sulla quantità di contributi versati nel corso degli anni di lavoro: diventa quindi fondamentale incominciare il prima possibile ad accumulare, perché l’importo della pensione si baserà sui contributi dell’intera vita lavorativa.

Secondo una stima di Affari&Finanza, inserto del quotidiano la Repubblica, con i coefficienti attuali per avere dai 65 anni in poi una pensione mensile lorda di 2000 euro (circa 1600 euro netti) bisognerà aver accumulato 400.000 euro: divisi per 40 anni di contribuzione, corrispondono a 10.000 euro l’anno di contributi. L’equivalente di uno stipendio lordo annuo di 30.000 euro.

Una forma di previdenza complementare, con queste cifre, appare indispensabile. I fondi pensione, d’altra parte, se alimentati solo con il Tfr (pari a circa il 6,91% della retribuzione utile), potrebbero non fornire una pensione aggiuntiva molto consistente. Per chi incomincia oggi la propria vita lavorativa, quindi, si pone il problema di scegliere una forma di previdenza complementare con un rendimento tale da far crescere il montante accumulato e garantire una pensione dignitosa.