Il 2 maggio il ministro dell’economia, Michael Glos, ha reso pubbliche le previsioni di crescita: 2,3% per il 2007 e 2,4% per il 2008.
Dati che hanno ridato fiducia agli imprenditori, i quali hanno visto salire l’indice “IFO” (barometro delle aziende) ad un livello mai così alto da quindici anni a questa parte, e, soprattutto, hanno constatato un incremento notevole degli investimenti internazionali sul suolo tedesco, in particolar modo nel settore manifatturiero.
Oltretutto, la “locomotiva” europea tenta di difendere, a tutti i costi, la posizione di primo esportatore mondiale (tallonata dalla Cina), ed è per questo che il governo tedesco punta sulla ripresa della domanda interna, probabile nuovo motore propulsore del paese.
Entro il 2008 il numero dei disoccupati sarà inferiore ai 3,5 milioni (mai così basso da dieci anni), e ciò dovrebbe spingere le grande aziende a modificare i salari verso l’alto, dopo un periodo, tra il 1995 e il 2004, in cui le retribuzioni avevano perso lo 0,9%, contro un aumento medio europeo del 7,4%.
Il Governo ha anche sottolineato che la Germania ha ancora un deficit di 86 miliardi di euro, e la continua crescita della moneta europea (il 2 maggio ha toccato il record di 1,3666 contro il dollaro) potrebbe rappresentare un pericolo per le esportazioni.