Le considerazioni finali del governatore Mario Draghi all'assemblea annuale della Banca d'Italia sono state stringate, ma hanno toccato sia pur velocemente i principali temi economici e le prime misure del governo, promuovendole, in vista dell'ammodernamento e della crescita economica e civile del paese.

Il contesto internazionale e le tensioni finanziarie

Il primo punto della relazione, come di consueto, è dedicato alla situazione internazionale e congiunturale, definita come un «ripiegamento ciclico mondiale». Draghi sostiene che la crisi dei mutui subprime non abbia intaccato sensibilmente il sistema bancario e finanziario italiano, avvertendo però che la crisi non è stata ancora superata. A tal proposito lasciano però perplessi le considerazioni che il governatore ha fatto riguardo all'uso della «finanza creativa». Egli infatti sostiene che tali strumenti abbiano reso il mercato finanziario più ricco di alternative e che tale varietà è un aspetto che deve essere preservato. La perplessità è proprio nel fatto che alla base della diffusione della crisi finanziaria, che ha causato appunto «il ripiegamento ciclico mondiale» e che è ancora «presto per dire se è terminata», ci sia lo spregiudicato utilizzo di prodotti finanziari, le cartolarizzazioni, che sono un risultato della ingegneria finanziaria in parola e che non permettono una effettiva percezione del rischio connesso all'operazione di compravendita finanziaria.

È facile pensare che speculazioni esclusivamente finanziarie, che sono del tutto scollegate dall'andamento dei valori fondamentali economici, siano il mezzo più rapido per la proliferazione e un canale preferenziale per la trasmissione degli effetti negativi delle bolle speculative, come quella dei mutui subprime, ma anche quella petrolifera e quella alimentare. La crisi petrolifera esiste già da molto tempo e non si è in grado oggi di prevedere il momento in cui essa scoppierà. Alan Greenspan sosteneva che non è possibile calcolare l'elasticità delle pareti delle bolle speculative. La bolla dei prodotti alimentari sta affamando il sud del mondo e inflazionando il nord. Le bolle speculative vanno individuate sul nascere e interrotte prima che possano amplificarsi e manifestare i loro effetti perversi, evitando appunto che i canali di trasmissione si diffondano e si rafforzino. Sulla politica monetaria e sul sistema dei crediti e delle banche il governatore ha espresso concetti che meritano un qualche approfondimento e sui quali ci proponiamo di ritornare.

È, invece, condivisibile l'atteggiamento prudenziale che ha suggerito il governatore alle banche italiane, chiedendo loro di rispettare le regole di Basilea II, ovvero di aumentare il patrimonio e «l'accumulazione di capitale in eccesso in epoche favorevoli per non essere costrette a contrazioni degli attivi in periodi di crisi». Ma come dimostra il continuo ripetersi delle bolle si tratta di concetti più facili a dirsi che non a mettere in pratica. L'atteggiamento prudenziale dimostrato dal governatore è in continuum rispetto alle considerazione dell'ultimo Financial Stability Forum, presieduto proprio da Mario Draghi. Ma a questo proposito, Tremonti si è detto però scettico e ha definito le misure adottate dal FSF come un ricorso ad una «aspirina» per curare un grave male.

L'economia italiana

Le considerazioni relative all'economia italiana si sono concentrate sul tema della produttività, un valore che in Italia è basso da oltre un decennio e che per il bene del Paese, delle aziende e dei lavoratori, deve mutare sensibilmente. La produttività del lavoro è la variabile chiave che permette ad un paese di percorrere la via della crescita. Occorre, quindi, che si pongano in essere investimenti oculati in tecnologia e incentivi alla ricerca per permettere alle aziende italiane di fronteggiare la concorrenza internazionale. Inoltre, la bassa produttività non ha permesso l'adeguamento degli stipendi al crescente costo della vita. Infatti, «il ristagno della produttività - sostiene il governatore - ha ridotto i margini per incrementi retributivi aziendali, frenandone la diffusione». In termini di competitività, le aziende italiane scontano, inoltre, una pressione fiscale molto elevata. «Per ogni 100 euro di costi del lavoro per impresa, il prelievo fiscale e contributivo per un lavoratore tipo senza carichi familiari è pari in Italia a 46 euro». Negli altri paesi dell'area dell'euro il prelievo è in media pari al 43% del costo del lavoro; nel Regno Unito al 34; negli Stati Uniti al 30%. Sui profitti di impresa l'aliquota resta superiore di 8 punti percentuali rispetto alla media europea.

La pressione fiscale e spesa pubblica - Secondo il governatore, l'economia italiana è inoltre strozzata da una eccessiva pressione fiscale, che è cresciuta proprio negli anni del governo Prodi e che ha raggiunto lo stesso livello, il 43,3% del Pil, che aveva raggiunto negli anni dell'ingresso dell'Italia nell'area dell'euro. Occorre pertanto che il prelievo fiscale passi dagli attuali livelli patologici a quelli fisiologici (almeno al 40% del Pil se non meno) per garantire la crescita economica del paese. Tale riduzione appare comunque modesta, visto che per rilanciare l'economia italiana sarebbe necessaria una pressione fiscale in linea con quella degli Stati Uniti. Il governatore ha promosso i provvedimenti che il governo Berlusconi ha posto in essere. Ha, infatti, affermato che la detassazione degli straordinari «può avere effetti positivi». Alla riduzione della pressione fiscale occorre affiancare misure per la riduzione della spesa pubblica che, secondo il governatore, dovrà essere di un punto percentuale l'anno per garantire il pareggio di bilancio pubblico entro il 2011.

I giovani nell'istruzione e nel mercato del lavoro - Della lenta crescita che caratterizza l'economia italiana ne fa le spese soprattutto la popolazione giovanile che è penalizzata in termini di minore occupazione e più bassi livelli salariali. Con un passaggio della relazione forse un po' troppo veloce e privo di particolari, il governatore sostiene che i giovani «sono mortificati da una istruzione inadeguata, da un mercato del lavoro - specie con il precariato - che li discrimina a favore dei più anziani». Il governatore si è dimenticato di dire che anche i lavoratori più anziani sono mortificati e più di tutti lo sono i pensionati. È purtroppo vero che in Italia vige «un'organizzazione produttiva che troppo spesso non premia il merito e non valorizza le capacità». Riguardo alla popolazione anziana il governatore è tornato sul tema della cancellazione del «divieto di cumulo tra pensione e lavoro» permettendo loro di continuare a lavorare e a mettere a frutto le competenze e le esperienze acquisite. La relazione del governatore ha poi toccato il tema del Mezzogiorno, la cui politica è stata fallimentare. In breve il Pil per abitante non raggiunge ancora il 60% di quello del centro-nord, la produttività è infine del 18% e il tasso di occupazione è più basso di 19 punti. I fondi spesi a favore del Mezzogiorno sono risultati quasi pari a quelli impiegati quando c'era la Cassa per il Mezzogiorno e l'Agenzia per il Mezzogiorno, ma i risultati, annota Draghi, sono stati inferiori alle attese.

Federalismo fiscale - Il governatore si è mostrato favorevole all'imminente processo di federalismo fiscale che a breve vedrà impegnato l'Esecutivo e ha rimandato alla via politica la maniera più adeguata per passare al nuovo regime fiscale, sostenendo però che i principi ai quali deve ispirarsi debbano essere quelli della trasparenza e della semplicità e che «chi riceve i fondi deve dare ampiamente conto del loro utilizzo», ovvero che si deve privilegiare il principio della responsabilità. Inoltre, è importante abbandonare il criterio della spesa storica «che premia l'inefficienza» e che «ogni onere aggiuntivo dovrebbe idealmente trovare finanziamento a carico dei cittadini cui l'amministrazione risponde». Il governatore ha concluso le sue considerazioni finali dicendo che il Paese ha desiderio, ambizione e risorse per tornare a crescere... Ma che ha anche una storia a testimoniare che non c'è niente di ineluttabile nelle crisi di crescita che da anni lo paralizza. I protagonisti della ripresa devono essere coloro che hanno in mano il futuro: i giovani, oggi mortificati da una istruzione inadeguata e da tanti altri ostacoli, tra cui un'organizzazione della produzione che non premia il merito e non valorizza le capacità.

Pubblicato su www.ragionpolitica.it il 5 giugno 2008.

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